Hillary fa storia: prima donna candidata alla Casa Bianca

FILE - In this July 23, 2016 file photo, Democratic presidential candidate Hillary Clinton, accompanied by her running mate, Democratic Vice Presidential candidate Sen. Tim Kaine, D-Va., speaks at a rally in Miami. (ANSA/AP Photo/Mary Altaffer, File)

Mariza Bafile

Nella storia, dalla porta grande. Hillary Clinton vi è entrata di diritto. E’ la prima donna candidata alla presidenza della Repubblica degli Stati Uniti. L’ha incoronata la “convention” di Philadelphia. Anzi, l’ha fatto lo stesso agguerrito senatore “socialista”, Bernie Sanders, sconfitto alle primarie, quando il suo stato, il Vermont, è stato chiamato a pronunciarsi.

Rompendo il protocollo, ha preso il microfono e ha chiestoall’assemblea di acclamare,all’unanimità, Hillary candidata dei democratici. Un “fair-play” che ha sorpreso, dopo una campagna elettorale combattuta fino all’ultimo delegato. Così il partito democratico si è mostrato finalmente unito, compatto senza crepe né rancori. Anche Hillary Clinton, otto anni fa, fece lo stesso, quando si schierò apertamente al fianco di Obama nella “convention”, una volta metabolizzata la sconfitta.

La grande assemblea democratica si era aperta tra polemiche e proteste. Polemiche per le oltre 20mila mail rese note da Wikileakse dalle quali emergono dettagli scomodi su quanto avrebbero fatto i vertici del partito Democratico, dietro le quinte, per favorire la candidatura di Clinton.

La reazione irata di Sanders, che si è visto pregiudicato da un atteggiamento poco etico, ha portato inevitabilmente alle dimissioni di Debbie Wasserman Schultz, presidente della Dnc (Democratic National Comitee). E alle proteste dei “sanderisti” che hanno manifestato il proprio dissenso e anche tentato un “occupy” della sala stampa del Wells Fargo Center di Philadelphia sulle note di “We shall over come”. Lo stesso Sanders è dovuto intervenire per controllare il suo “popolo”.

Hillary Clinton, quindi, acclamata ma anche contestata; una candidata alla quale comunque i “fans” di Sanders, arrivati da ogni parte dell’America non faranno mancare il proprio sostegno. Clinton, ora, avrà alcuni mesi per convincere l’elettorato indeciso, i pochi “radicali” democratici e, soprattutto, l’ala moderata dei repubblicani che reputa Donald Trump un pericolo per il Paese e una catastrofe per il partito.

La candidata democratica, partita in questa contesa elettorale da gran favorita, ora dovrà risalire la china e ridurre il vantaggio di cui godrebbe, secondo alcuni sondaggi, il Tycoon newyorchese. Non dovrebbe esserle difficile, una volta calmate le acque in casa propria. Ora anche Sanders si prodigherà affinché vinca la sua ex avversaria.

D’altronde, l’ex First lady, per i progressisti americani, rappresenta l’unica carta disponibile, di fronte al discorso aggressivo, xenofobo, reazionario del magnate del mattone. E il sostegno offerto dai big di Hollywood certamente lavorerà a suo favore.

Dopo il discorso di Sanders e di Michelle Obama, ieri è toccato all’ex presidente Bill Clinton. Per lui è stato forse il discorso più difficile da affrontare perché ha parlato da padre e marito e non soltanto da politico, ha rivelato storie intime e ha presentato al pubblico l’immagine “privata” di Hillary.

Clinton, che prossimamente potrebbe tornare alla Casa Bianca ma non in veste di “Commander in Chief” della nazione più potente del mondo, ha impostato il suo discorso su come conobbe e conquistò Hillary, ponendo particolare enfasi sulle sue qualità umane e sulla sua personalità: sulla donna impegnata nella difesa dei diritti umani, dei bambini,degli immigrati e dei disabili.

E mentre ora si attende il discorso della candidata democratica, Donald Trump, nel tentativo di distrarre l’attenzione degli americani dalla “convention” democratica si è gettato a capofitto in una serie di dichiarazioni che hanno gelato il mondo politico.

Infatti, ha assicurato che da presidente ordinerà controlli stringenti sui francesi e i tedeschi che vorranno entrare nel paese. Ritiene che Francia e Germania, con le loro politiche di tolleranza verso l’immigrazione musulmana, sono oggi un covo di terroristi.

– E’ colpa loro – ha affermato categorico -. E sapete perché… perché hanno permesso alla gente di entrare nel loro territorio.

Ma non è tutto. Ha sorpreso anche nell’affermare che gli Stati Uniti usciranno dal Wto, dal Nafta e dal recentemente firmato Trans Pacific Partnership.

– Rinegozieremo gli accordi o usciremo – ha detto il Tycoon -. Questi accordi commerciali sono un disastro – ha aggiunto -. Il wto è un disastro.

Secondo Trump, poi, le aziende americane che delocalizzano all’estero dovrebbero pagare una tassa sui beni supplementari che reintroducono nel mercato. Non sono mancate bordate contro l’Unione Europea considerata dal candidato repubblicano una “specie di alleanza per competere con gli Stati uniti”.