Le due anime della Lega su Parisi

Le due anime della Lega su Parisi
Le due anime della Lega su Parisi
Le due anime della Lega su Parisi

ROMA – Sceso in campo per unire il centrodestra, Stefano Parisi rischia di spaccare la Lega Nord. Il “federatore” non convince Matteo Salvini, ma piace a Roberto Maroni e a quella parte del Carroccio critica nei confronti del progetto di una Lega “lepeniana” che dovrebbe imporsi anche fuori dalla “Padania”.

La bocciatura di Salvini nei confronti del candidato di centrodestra alle amministrative a Milano è perentoria:

– Ho sostenuto Parisi ma un sindaco deve far funzionare strade, metropolitane. Altra cosa è riproporre un’alleanza, una marmellata, un fritto misto che a livello nazionale ha dimostrato di non poter funzionare. Insomma, “chi vuole coinvolgerci in un’alleanza con Verdini, Alfano, Cicchitto, Tosi, Passera ha sbagliato indirizzo”. Sensibilità diverse.

Perché proprio questa alleanza piace a Roberto Maroni. Il governatore della Lombardia è stato il primo sponsor dell’ex ad di Fastweb per la candidatura a Milano e deve proprio ad una larga alleanza, aperta anche ai centristi, la sua elezione al Pirellone.

Al voto si tornerà nel 2018 e Maroni sembrerebbe puntare alla propria ricandidatura, magari riproponendo lo schema che lo ha visto vincere nel 2013. Salvini, che con i centristi non dialoga, spesso è uscito dall’imbarazzo di questa alleanza scomoda, sottolineando che “un conto sono le intese nazionali, un altro quelle locali”.

Ma l’arrivo di Parisi ha fatto venire i nodi al pettine, mettendo in crisi anche il suo progetto di conquistare la leadership di centrodestra. Per questo il segretario della Lega cerca una sponda tra chi, all’interno di Forza Italia, non vede di buon occhio “l’uomo nuovo” indicato da Silvio Berlusconi: Giovanni Toti e Paolo Romani sono stati tra i più freddi nell’accettare il progetto voluto ad Arcore di un rilancio di Fi attraverso un manager esterno.

E Parisi non convince neanche un ex azzurro come Raffaele Fitto e la leader di Fdi Giorgia Meloni. Ma le questioni ancora aperte per Salvini sono soprattutto quelle all’interno del partito. Sullo sfondo c’è il congresso federale, non ancora convocato ma il mandato triennale del segretario è prossimo alla scadenza.

Salvini – spiegano fonti interne – vorrebbe decidere la data dopo il referendum sulle riforme in modo da avere più chiaro lo scenario politico. In ogni caso entro dicembre 2016. Per i suoi detrattori, invece, vorrebbe rinviarlo nell’ipotesi che si vada al voto anticipato nel 2017: in quel caso, è il ragionamento, da segretario avrebbe la possibilità di decidere le liste della Lega e puntare alla leadership di centrodestra.

Secondo rumors interni, per la segreteria federale starebbero crescendo le quotazioni del segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi: cresciuto con Salvini nei Giovani Padani è apprezzato da Maroni, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti.

Punto negativo è che non è veneto: in base alla regola dell’alternanza spetterebbe al Veneto esprimere il prossimo segretario dopo che i primi tre (Bossi, Maroni e Salvini) sono stati espressione della Lombardia. Grimoldi è stato autore di una forte auto-critica dopo le ultime amministrative in cui la Lega non ha sfondato al Nord e “Noi con Salvini” ha deluso al Centro-Sud. E molti nella Lega sono pronti a scommettere che possa essere lui il candidato anti-Salvini al prossimo congresso.

(Teodoro Fulgione/ANSA)

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