Papa: “La crudeltà non è finita ad Auschwitz, dov’è Dio?”

Head lowered, Pope Francis walks through the 'Arbeit macht Frei' main gate of the former Nazi German concentration camp KL Auschwitz I in Oswiecim, Poland, 29 July 2016. Pope Francis visits the site of former Nazi German concentration camp Auschwitz II - Birkenau, as part of his visit to Poland. The World Youth Day 2016 is held in Krakow and nearby Brzegi from 26 to 31 July. ANSA/PAWEL SUPERNAK POLAND OUT
Head lowered, Pope Francis walks through the 'Arbeit macht Frei' main gate of the former Nazi German concentration camp KL Auschwitz I in Oswiecim, Poland, 29 July 2016. Pope Francis visits the site of former Nazi German concentration camp Auschwitz II - Birkenau, as part of his visit to Poland. The World Youth Day 2016 is held in Krakow and nearby Brzegi from 26 to 31 July.  ANSA/PAWEL SUPERNAK POLAND OUT
Head lowered, Pope Francis walks through the ‘Arbeit macht Frei’ main gate of the former Nazi German concentration camp KL Auschwitz I in Oswiecim, Poland, 29 July 2016. Pope Francis visits the site of former Nazi German concentration camp Auschwitz II – Birkenau, as part of his visit to Poland. The World Youth Day 2016 is held in Krakow and nearby Brzegi from 26 to 31 July. ANSA/PAWEL SUPERNAK POLAND OUT

CRACOVIA – “Dov’è Dio? Dov’è Dio se nel mondo c’è il male?”: è durante la Via crucis con centinaia di migliaia di giovani nel parco Blonia di Cracovia, uno dei momenti più suggestivi della Gmg, che il Papa si è posto quell’interrogativo sul silenzio di Dio che forse portava nel cuore durante la visita silenziosa di questa mattina, ad Auschwitz-Birkenau, e lo ha esteso ai peggiori drammi del nostro tempo.

– Ad Auschwitz – ha detto alla folla il pontefice – quanto dolore, quanta crudeltà, ma è possibile che noi uomini creati a somiglianza di Dio siamo capaci di fare queste cose? Eh, le cose sono state fatte, ma io non vorrei amareggiarvi ma devo dire la verità, la crudeltà non è finita in Auschwitz e in Birkenau, perché oggi si tortura la gente, tanti prigionieri sono torturati subito per farli parlare, rapiti, oggi ci sono uomini e donne nelle carceri sovraffollate, vivono scusatemi, ma come animali, oggi c’è questa crudeltà.

Dov’è Dio – ha chiesto – se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie?. Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell’anima?.

Papa Francesco ha rilanciato questa domanda dopo aver letto il versetto del Vangelo in cui Gesù dice “avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere…” , spiegando che “queste parole di Gesù vengono incontro all’interrogativo che più volte risuona nel nostro cuore: ‘Dov’è Dio? Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male?”.

La domanda include nell’abisso del male, che diventa orrore e disumanità, le persone che non hanno cibo, tetto, sono profughi o rifugiati, sono vittime del terrorismo e della guerra, o dello sfruttamento, persino i bambini, o che sono malati gravemente o afflitti nell’anima. Ed è nella sofferenza della carne del nostro fratello, è “lì che troviamo il nostro Dio, lì tocchiamo il Signore”.

La via della croce, ha sottolineato, “non è una abitudine sadomasochista”, bensì “la via della vita e dello stile di Dio”. Il tema della Via crucis è “La via della misericordia”, e durante le varie stazioni che ripercorrono le tappe della passione e morte di Gesù, la croce di legno viene portata da diverse categorie.

Nella prima stazione – “Gesù viene condannato a morte. Alloggiare i pellegrini” – la portano una ventina di ragazzi della comunità di Sant’Egidio da Italia, Argentina, Ucraina e Pakistan, con una coppia di profughi siriani e una coppia di ex senzatetto polacchi.

Le 14 stazioni sono dedicate alle opere di misericordia corporale e spirituale. Il rito è animato da danze moderne, murales, acrobati, animazione al computer e arte di strada. Di fronte alle sofferenze rappresentate nelle stazioni della croce e nei filmanti proiettati al Blonie per contribuire alla meditazione, il Papa propone la risposta della misericordia: “Esistono domande – spiega – per le quali non ci sono risposte umane.

Possiamo solo guardare a Gesù, e domandare a Lui. E la risposta di Gesù è questa: “Dio è in loro”, Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi da formare “un solo corpo”.

Il Pontefice ha anche chiesto la “grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente” e ha citato le sette opere di misericordia corporale e le sette di misericordia spirituale.

– Nell’accoglienza dell’emarginato, che è ferito nel corpo, e nella accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, – ha sottolineato – si gioca la nostra credibilità come cristiani.

E nella prima stazione è stato ricordato che negli ultimi anni Gesù è stato “condannato a morte nella persona di 30mila rifugiati. Condannato da chi? Chi sottoscrive questa sentenza?”.

Il Papa era arrivato in perfetto orario al parco, dopo una visita all’ospedale pediatrico di Prockocim, e quando è salito sul palco, c’è stato grande entusiasmo dei ragazzi, con urla festose e applausi.

(Giovanna Chirri/ANSA)

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