Rio: paradosso Città di Dio, “Per noi sono Giochi proibiti”

(ANSA) – RIO, 2 AGO – La Città di Dio è un paradosso, perché tra le fogne a cielo aperto, le baracche e le gang della favela che sormonta il Parco olimpico di Rio 2016, del Signore non c’e’ traccia. Per la verità nonostante la vicinanza, 500 metri in linea d’aria, non c’e’ traccia neanche dei Giochi, alla Città di Dio. Non un’insegna, non uno striscione, neanche un gadget a Cinque cerchi. Ma questo sarebbe il meno, racconta all’Ansa Jose Carlos De Paula, un omone con un passato da portiere del Fluminense e un presente da educatore per Action Aid. “La cosa grave non e’ nella mancanza di spirito olimpico tra queste strade disgraziate: e’ l’assenza totale di ritorno sociale ed economico di certi grandi eventi sportivi per la popolazione povera brasiliana. Non un posto di lavoro al Villaggio e’ toccato agli abitanti della favela, non un’infrastruttura. Non un biglietto per le gare, e nemmeno un ingresso gratuito per le varie prove delle cerimonie. E così era stato negli anni scorsi per i Giochi Panamericani e per il mondiale di calcio”.