Referendum: soldi al “Sì” e spazi Tv, l’attacco delle opposizioni

Referendum: soldi al “Sì” e spazi Tv, l’attacco delle opposizioni
Referendum: soldi al “Sì” e spazi Tv, l’attacco delle opposizioni
Referendum: soldi al “Sì” e spazi Tv, l’attacco delle opposizioni

ROMA – Fissare subito la data del referendum costituzionale. A ventiquattro ore dal via ufficiale alle procedure referendarie da parte della Corte di Cassazione, le opposizioni lanciano dal fronte del No il loro appello al presidente della Repubblica: il governo fissi subito la data a ottobre e non a novembre, è la richiesta.

Ed è polemica anche sui 500 mila euro che, come prevede la legge, andranno al Comitato per il sì, che ha raccolto 500 mila firme a sostegno della richiesta di referendum. Ma si riaccende lo scontro pure dentro il Pd: la minoranza insorge contro la scelta di intitolare la Festa nazionale dell’Unità ‘L’Italia che dice sì’.

Dal governo ribadiscono che la data sarà fissata nei tempi previsti dalla legge: il 20 o 27 novembre, restano le domeniche al momento più ‘quotate’. Ma lo slittamento rispetto all’ipotesi iniziale di ottobre è bersaglio di attacchi dal composito fronte del No. Il M5s, con Roberto Fico, chiede a Sergio Mattarella di “impedire al premier di rallentare la procedura di individuazione della data” e di non permettere che sia fissata “a ridosso della stagione invernale”.

– Renzi prende tempo in attesa di sondaggi a favore della sua riforma – sostiene da Sinistra italiana Loredana De Petris.

Un’accusa reiterata anche dal centrodestra, da Gaetano Quagliariello.

– E’ chiaro che il governo deciderà secondo le proprie convenienze – dice dal comitato del No Massimo Villone -. Forse se potesse – scherza – oggi Renzi vorrebbe non farlo più. Per me la cosa migliore sarebbe non sovrapporre il voto alla legge di stabilità, che rischia di oscurare la comunicazione sui temi della riforma.

Renato Brunetta afferma che finché non sarà fissata la data, non scatterà la par condicio. Ed è questo il secondo fronte caldo. Perché il Comitato del No, che sta organizzando per ottobre un grande evento nazionale, lamenta la mancanza di spazi di comunicazione: dopo aver scritto una lettera al presidente Mattarella, dovrebbero chiedergli un incontro a settembre.

Il Comitato del No non ha raggiunto la quota di 500mila firme e dunque non avrà la garanzia degli spazi televisivi, né i 500mila euro di rimborsi previsti dalla legge. Due risorse che invece avrà il Comitato del Sì, dal momento che ha superato quota 500mila. Ma anche su questo l’opposizione attacca.

– Quei soldi – accusa M5s – li intascherà il Pd.

Brunetta sostiene che Renzi ha fatto raccogliere firme solo per ottenere quei fondi. Senza neanche provare a entrare nel merito, è contro il Pd e i sostenitori del Sì che Beppe Grillo imposta la sua campagna:

“E’ inutile che vi spieghi del referendum, non lo capisco neppure io. Voi dovete decidere con l’istinto primordiale, guardare le facce di chi dice di votare Sì: non si avvicinino alla Costituzione”.

Ma il Pd rivendica nel merito la sua riforma e promuove la campagna referendaria dando anche alla festa nazionale dell’Unità il titolo: “L’Italia che dice sì”. Una scelta fin dall’inizio criticata da Pier Luigi Bersani e oggi definita “miope” e “politicamente sbagliata” dai senatori della minoranza Dem con Miguel Gotor e Federico Fornaro. Così, affermano, si tagliano fuori e “demonizzano” gli elettori di centrosinistra che sono orientati a votare No.

(Serenella Mattera/ANSA)

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