Il Governo al lavoro per il Piano di sostegno alla natalità e alle famiglie

Una coppia con il figlio.
Una coppia con il figlio. (ANSA)
Piano di sostegno alla natalità e alle famiglie
Piano di sostegno alla natalità e alle famiglie

ROMA. – “Non è un provvedimento spot ma un provvedimento organico”: ai microfoni di Radio24, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie con delega alla Famiglia, Enrico Costa, ha spiegato il senso del Piano di sostegno alla natalità e alle famiglie che ha predisposto e che sarà presentato, come ha annunciato giorni fa, il 13 settembre, in occasione dell’incontro sulla proposta di politica economica dei moderati di Angelino Alfano.

Nel Def, ha detto, è stata inserita su sua richiesta la previsione di un Testo unico sulla famiglia (il suo cavallo di battaglia da quando Matteo Renzi gli ha affidato questa delega) e i suoi uffici sono al lavoro per preparare una bozza di delega al Governo. Obiettivo generale, il “riordino delle misure a sostegno delle famiglie”.

Non vuole entrare nel merito delle misure, il ministro (“saranno rese note a settembre”), ma la direzione nella quale vuole marciare è chiara: misure “stabili e organiche” per garantire certezze alle giovani coppie e “un fisco che riconosca la famiglia non come un soggetto neutro, ma come il vero motore della crescita”.

Costa fa capire chiaramente che bisogna agire soprattutto per capire quanto sia grave il problema e cita le “drammatiche” cifre sulla natalità in Italia: 488 mila nati nel 2015, quando negli anni ’60 superavano il milione.

A ciò si aggiunga il basso indice di fecondità – intorno all’1,37 figli per donna – cui si associa un progressivo restringimento delle generazioni in età fertile: esce chi è nato negli anni ’60/’70 ed entrano i nati negli anni successivi, che però sono circa la metà.

Non solo: l’età media al primo parto continua a spostarsi in avanti, ormai siamo vicini ai 31 anni, ben sei in più rispetto agli anni ’70. Urge quindi un sostegno alla natalità, ma Costa avverte: non basta una misura, nè un bonus, nè una detrazione: occorre una vera e propria politica che garantisca certezze alle giovani coppie.

Negli anni, ha spiegato, sono state approvate “misure per il sostegno alla famiglia contrapposte, o che si sono contraddette, misure complicate e non strutturate”. “Oggi abbiamo misure che non sono più attuali, o che non sono finanziate o che sono sottofinanziate, o ancora che sono finanziate ma non vengono utilizzate perchè non ‘tirano’, non c’è interesse. Un disordine normativo dovuto forse anche a un eccesso di interventismo. Tutto questo va riordinato”.

E che i bonus non siano la sua misura di intervento preferita lo dice chiaro: sono “una forma di sostegno che non mi sento di smentire” ma “sono suscettibili di critiche che condivido”. Quello che conta, ribadisce, è “la stabilità delle misure”. “Troppi interventi sperimentali o a termine – avverte – non danno alle giovani coppie la sicurezza di cui hanno bisogno per mettere al mondo figli con serenità”.

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