Sisma, i costi della ricostruzione: si parla di flessibilità

Sisma, i costi della ricostruzione: si parla di flessibilità
Sisma, i costi della ricostruzione: si parla di flessibilità
Sisma, i costi della ricostruzione: si parla di flessibilità

ROMA – Il conto dei costi della ricostruzione del dopo terremoto non è ancora stato fatto e tanto meno sono state tirate le somme per quella che dovrebbe essere la messa in sicurezza dei territori a rischio. Al di là della gestione delle emergenze, per cui si ragiona in termini di milioni (il Fondo nazionale ammonta a 234 milioni di euro), gli investimenti totali per ricostruire e portare avanti un programma di prevenzione ammonterebbero comunque a miliardi di euro.

Ma la strada per reperire le risorse potrebbe essere per una volta meno complessa e tortuosa del solito. L’Italia potrebbe infatti ricorrere alla flessibilità sui conti pubblici offerta non dalla Comunicazione sulla flessibilità emessa dalla Commissione Ue a gennaio 2015, – finora oggetto di trattativa con Bruxelles – ma dallo stesso fiscal compact, il patto di bilancio europeo siglato nel 2012, giudicato spesso estremamente rigido e che proprio la successiva Comunicazione si premurava di ammorbidire.

La legge del dicembre 2012, che il Parlamento italiano ha votato per incamerare il patto inserendo il principio di pareggio di bilancio nella Costituzione, stabilisce chiaramente infatti che le calamità naturali possono essere considerate “circostanze eccezionali” tali da giustificare un allentamento degli obiettivi di bilancio.

“Scostamenti temporanei del saldo strutturale dall’obiettivo programmatico – recita il testo – sono consentiti in caso di eventi eccezionali” come “periodi di grave recessione economica” ed “eventi straordinari, al di fuori del controllo dello Stato, ivi incluse le gravi crisi finanziarie nonché le gravi calamità naturali, con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese”.

– Nel dialogo con l’Europa in problema sarà sicuramente discusso”, spiegano fonti di governo. Il confronto con l’Ue sarà infatti inevitabile, per evitare sforamenti eccessivi e per definire al meglio la portata degli interventi, ma gli agganci normativi di fatto già esistono e, come parte del fiscal compact, sono ufficialmente riconosciuti dalle regole europee.

La prima sede per tastare il terreno potrebbe essere per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, l’Ecofin informale di Bratislava, programmato per il 9 e il 10 settembre e preceduto dal summit dei leader del G20 in Cina. Ma intanto dalla politica ed anche dall’interno dello stesso governo arrivano inviti più o meno diretti a chiedere margini sul deficit.

– La flessibilità è necessaria non solo sulle operazioni di emergenza e su quello che dovremmo fare per ripristinare i luoghi colpiti dal sisma, ma anche sulla prevenzione, – ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Gina Luca Galletti – non possiamo continuare ad agire in emergenza.

– Sino ad ora abbiamo invocato la flessibilità per incrementare la spesa corrente. Ora – gli fa eco Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato – dobbiamo collegarla agli investimenti per la sicurezza idrogeologica, per l’edilizia orientata alla riqualificazione di case e uffici nonché per le infrastrutture.