Merkel si difende sui migranti, ne arrivano di meno

A handout picture provided by the German Federal Government shows German Chancellor Angela Merkel (L) as she visits a pre-school class at the Nizip I refugee camp in Gaziantep, Turkey, 23 April 2016. ANSA/STEFFEN KUGLER/GERMAN FEDERAL GOVERNMENT/
A handout picture provided by the German Federal Government shows German Chancellor Angela Merkel (L) as she visits a pre-school class at the Nizip I refugee camp in Gaziantep, Turkey, 23 April 2016. ANSA/STEFFEN KUGLER/GERMAN FEDERAL GOVERNMENT/
A handout picture provided by the German Federal Government shows German Chancellor Angela Merkel (L) as she visits a pre-school class at the Nizip I refugee camp in Gaziantep, Turkey, 23 April 2016. ANSA/STEFFEN KUGLER/GERMAN FEDERAL GOVERNMENT/

BERLINO. – Sotto pressione per una storica sconfitta elettorale, la cancelliera Angela Merkel ha sfruttato il dibattito parlamentare sul bilancio 2017 per difendersi ricordando che la crisi dei migranti è migliorata: gli arrivi sono frenati dalla ‘barriera’ turca – rappresentata dall’accordo con l’Ue – che va estesa al sud del Mediterraneo e, assieme a Italia e Francia, anche all’Africa subsahariana.

“La situazione oggi è molto migliore di un anno fa. Ma naturalmente resta molto da fare”, ha detto la cancelliera intervenendo al Bundestag. “Abbiamo nettamente ridotto il numero di profughi che arrivano da noi”, ha ricordato riferendosi implicitamente ai meno di diecimila registrati a luglio e agosto e alla stima di 300 mila arrivi per il 2016 fatta dal dall’Ufficio per le migrazioni: tre-quattro volte meno dell’ 1,1 milioni di migranti accolti l’anno scorso.

Nel discorso Merkel ha difeso la propria politica sui profughi che però già da mesi non è più quella delle frontiere aperte per far fronte a una crisi umanitaria ma punta l’espulsione (“dovete lasciare il nostro paese”, ha detto) dei migranti economici per avere risorse sufficienti ad accogliere – senza limiti – quelli in fuga da guerre e dittature.

L’obiettivo – anche ad uso elettorale – è quello di non intaccare il benessere dei tedeschi: “La Germania resterà la Germania, con tutto ciò che amiamo e ci è caro”, è tornata ad assicurare Merkel. Un frase che, secondo Der Spiegel, ha ormai sostituito il “ce la facciamo” con cui la cancelliera preparò il paese all’apertura delle frontiere un anno fa.

Oltre che dal filo spinato ungherese e balcanico, il flusso dei migranti più diretto verso la Germania è frenato dal ‘tappo’ creato dalla Turchia allettata dai miliardi e dalla liberalizzazione dei visti prevista dall’intesa con l’Ue. Un accordo che, ha detto Merkel, è un “modello” da replicare con Egitto, Tunisia e anche con la Libia, almeno quando avrà un governo incontrastato.

Ma per Merkel le cause delle migrazioni vanno affrontate anche a sud della sponda meridionale del Mediterraneo: la cancelliera ha definito “un passo molto sensato” la partnership impostata dalla Germania assieme a Italia, Francia e Commissione Ue per Mali e Niger, paese quest’ultimo attraverso cui arriva in in Libia “il 90% dei profughi” che poi prendono il mare verso le coste italiane.

Per rintuzzare l’attacco in corso da parte dell’ala bavarese e conservatrice del suo partito allarmata perché alle elezioni regionali in Meclemburgo di domenica scorsa la formazione populista Afd per la prima volta ha sorpassato l’Unione cristiano-democratica (Cdu) della cancelliera facendo leva proprio sulla questione profughi, Merkel ha ordinato un serrate i ranghi per evitare altre sconfitte: l’ Afd, ha detto, “non è una sfida solo per la Cdu ma per tutti noi che siamo seduti in quest’aula” e non va rincorsa sul suo piano di “facili” risposte a un problema epocale come quello delle migrazioni.

(di Rodolfo Calò/ANSA)