Cgil annuncia il No. Renzi, rispetto ma l’Italia deve cambiare

Cgil annuncia il No. Renzi, rispetto ma l'Italia deve cambiare
Cgil annuncia il No. Renzi, rispetto ma l'Italia deve cambiare
Cgil annuncia il No. Renzi, rispetto ma l’Italia deve cambiare

ROMA. – “Porte aperte al dialogo, ma non rinuncio alle nostre idee e alla nostra identità dopo che per venti anni si è discusso senza risolvere nulla”. Parla a quel pezzo di sinistra che gli chiede di ascoltare le ragioni del No al referendum, Matteo Renzi.

Nel giorno in cui la Cgil indica ai suoi iscritti di bocciare la riforma costituzionale, il presidente del Consiglio parla dal palco della festa dell’Unità di Reggio Emilia. E rivendica l’aver schierato il Pd in forze nella battaglia per il Sì: “Un partito deve indicare una direzione e dire che l’Italia deve cambiare”.

Renzi si confronterà con il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia il 15 a Bologna. Ma annuncia una grande campagna per il Sì, con “e-mail, sms, cartelloni”, perché far passare la riforma è “la partita più grande” e dirlo non è “mancare di rispetto a nessuno”.

Il leader del Pd intraprende un vero e proprio tour de force referendario. Nel pomeriggio Reggio Emilia, in serata Firenze, domani sera, di ritorno da Atene, Lecce. E poi Catania, Bologna, Modena. Perché, spiega agli emiliani, “siamo molto convinti che quando sarà chiaro l’argomento del referendum, saranno in tanti a votare sì. Manderemo e-mail per spiegare che è una cosa semplice: un po’ meno politici, un po’ più politica”.

Poi non resiste alla battuta: “A Di Maio mandiamo la posta certificata così siamo sicuri che la legge…”. Il riferimento è alla bufera che ha travolto il M5s a Roma e che potrebbe trasformarsi in un inatteso ‘assist’ anche al fronte del Sì. Perché ad esempio aiuta Renzi a convincere gli italiani che “noi siamo il Pd, non siamo quelli che vivono in una realtà parallela: c’è chi la trasparenza la scrive sulle e-mail, che poi non legge, e chi, come noi, la scrive in Costituzione”, afferma il premier.

Sono i senatori M5s e della Lega a votare No perché non vogliono perdere gli stipendi, ribadisce il premier: “I loro elettori voteranno sì”. Ma il fronte è aperto anche a sinistra. E Renzi non può ignorarlo. Dopo aver ricordato che si vota “la riforma di Giorgio Napolitano”, punzecchia a più riprese Massimo D’Alema che sta facendo campagna per il No (“Se si personalizza, allora per il No c’è Berlusconi, Brunetta, Salvini, Grillo e qualcuno dice anche D’Alema…”, dice tra l’altro: “D’Alema e Berlusconi si amano, rispettiamoli”).

Ma dopo l’Anpi, anche l’assemblea generale della Cgil ha ufficializzato l’invito “a votare No”, sia pure lasciando libertà di coscienza e decidendo di non aderire a Comitati. “Noi non crediamo al fanatismo di chi non crede al compromesso e non conosce la dignità del dialogo”, dice Renzi assicurando un confronto sempre aperto. Ma aggiunge: anche se nel Pd c’è “qualcosa che non va”, “fuori dal Pd non c’è una sinistra migliore, la rivoluzione del proletariato, ma l’Afd in Germania, Le Pen in Francia e in Italia il qualunquismo e la demagogia in camicia verde”.

Ma la minoranza Dem, con Gianni Cuperlo, gli ricorda che senza modifiche alla legge elettorale, un pezzo di sinistra Pd voterà No: “Tocca al segretario ridurre la portata dello scontro, tentando di riaprire il dialogo e una prospettiva di ricostruzione per il centrosinistra”, altrimenti “si assumerà la responsabilità della frattura”.

“Se la legge elettorale non è buona, cambiamola, ma bisogna dire come”, ripete ormai come un mantra Renzi. “La minoranza cominci a dire esattamente quali sono le modifiche, ma soprattutto, cominci a lavorare per costruire una maggioranza”, spiega il ministro Andrea Orlando. Ma la sinistra rispedisce la palla al mittente: “Noi abbiamo fatto una proposta – dice Miguel Gotor – spetta a loro prendere un’iniziativa”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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