Renzi da Obama, crescita e Libia sempre i temi forti

Renzi da Obama, crescita e Libia sempre i temi forti
Renzi da Obama, crescita e Libia sempre i temi forti
Renzi da Obama, crescita e Libia sempre i temi forti

ROMA. – Matteo Renzi torna da Obama il prossimo 18 ottobre per una visita che non sarà solo di commiato. L’amico americano del premier, a pochi giorni dalle presidenziali Usa (8 novembre), ha scelto di riceverlo insieme alla moglie Agnese con una cena di Stato, omaggio non frequente per la Casa Bianca.

“Sono impressionato dall’energia di Renzi, dalla sua volontà di sfidare lo status quo, dalla visione per le riforme che servono a scatenare il potenziale economico dell’Italia”, disse Barack Obama nell’aprile 2015 dalla Casa Bianca lanciando così il suo primo “endorsement” al Governo Renzi.

I complimenti, si sa, costano poco ma il presidente statunitense aveva in corso una battaglia interna per la crescita e la stagnazione europea rallentava i suoi piani. A seguito della Brexit Obama ha intensificato le sue richieste agli europei a fare di più per la crescita, lasciando a tempi migliori il consolidamento del bilancio pubblico.

Musica per le orecchie del premier che si appresta a varare la legge di Bilancio che si gioca nelle pieghe delle concessioni di flessibilità della Commissione europea. Elogi a stelle e strisce che si incrociano con quelli di pochi giorni fa dal vertice G20 in Cina dove Obama, ancora una volta ha citato l’Italia come esempio di “buon lavoro di governo”, soprattutto nel campo delle riforme.

Ma il vero dossier aperto che Obama lascerà in eredità è quello della lotta all’Isis in tutte le sue derivazioni, dall’Iraq alla Sira fino alla Libia. E proprio sulla Libia da mesi si gioca una partita diplomatica difficilissima tra le principali capitali europee e Washington.

E’ di oggi la notizia che Roma invierà a Misurata 100 medici, con la protezione di circa 200 parà, per curare i soldati libici. Una accelerazione d’impegno italiano che Obama aspettava e che Renzi porterà in dote nell’incontro alla Casa Bianca, insieme all’uso delle basi italiane per i caccia americani.

Matteo Renzi ha resistito alle richieste di un impegno diretto sul terreno ma non può lasciare interamente il campo a Parigi e Berlino pronte a dire sì ad ogni richiesta americana. Con l’offensiva in corso contro l’Isis e le complicatissime dinamiche di intervento nell’area di Paesi forti come la Russia e la Turchia, per l’Italia, alleato strategico e fondamentale degli Usa, non basta più la conferma dell’impegno militare in Afghanistan. La Libia è nel radar.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

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