Siria: la tregua tiene. Onu chiede garanzie per aiuti

Siria: tregua tiene. Onu chiede garanzie per aiuti
Siria: tregua tiene. Onu chiede garanzie per aiuti
Siria: tregua tiene. Onu chiede garanzie per aiuti

BEIRUT. – Oltre 24 ore dopo la sua entrata in vigore, la tregua concordata tra Russia e Usa in Siria sembra tenere, nonostante alcuni fisiologici scambi di accuse sulla sua violazione. Ma le popolazioni ridotte allo stremo sono ancora in attesa dell’arrivo dei convogli umanitari, mentre l’Onu chiede garanzie per la sicurezza del suo personale e il governo afferma che tutte le operazioni dovranno essere concordate con Damasco.

Il vero brivido è venuto in mattinata dal fronte sud-occidentale, cioè dalle Alture del Golan in parte occupate da Israele. Qui le forze siriane hanno affermato di aver abbattuto un caccia e un drone israeliano. L’esercito dello Stato ebraico ha subito smentito, affermando che suoi aerei hanno compiuto un raid contro una postazione dell’artiglieria siriana dopo che alcuni colpi erano finiti sul versante israeliano durante combattimenti con i ribelli.

E’ il quinto incidente di questo genere avvenuto dalla scorsa settimana. Secondo il portavoce militare israeliano sono stati lanciati effettivamente dai siriani due razzi terra-aria, che però non hanno minacciato gli aerei. Isolate violazioni del cessate il fuoco sono state denunciate in particolare nella provincia di Hama e ad Aleppo. In questa città la Russia ha detto che nel corso della notte sei persone sono state uccise e dieci ferite da forze ribelli.

La televisione panaraba Al Jazira, edita dal Qatar, ha accusato le forze governative di 14 violazioni. Mentre l’agenzia turca Anadolu ha detto che due ribelli feriti in un attacco governativo nella provincia di Idlib sono stati portati in territorio turco per essere curati. La stessa Turchia ha detto di avere colpito con l’artiglieria due obiettivi in Siria, dopo che un colpo di mortaio era stato sparato verso la provincia frontaliera turca di Hatay da zone ritenute sotto il controllo di Damasco.

Episodi di poco conto, paragonati ai massacri di una guerra civile che in cinque anni e mezzo ha provocato oltre 300.000 morti, secondo un bilancio stilato dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Di questi, oltre 86.000 sono civili, tra i quali 15.100 bambini e adolescenti.

Viste queste premesse, è lecito aspettarsi che ci vorrà del tempo per costruire un clima di maggiore fiducia tra le parti in conflitto, ma anche tra le due superpotenze che hanno sponsorizzato la tregua. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha proposto di sottoporre l’accordo all’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, rendendolo pubblico.

“Mosca non ha nulla da nascondere”, ha sottolineato Lavrov, sottintendendo che la stessa cosa non vale per gli Usa. E’ dunque un processo delicato quello che dovrebbe portare, dopo una settimana di tregua, ad un nuovo accordo tra Mosca e Washington per bombardare non solo l’Isis, ma anche i qaedisti del Fronte Fatah ash Sham (ex Al Nusra), che in alcune regioni come ad Aleppo e Idlib combattono fianco a fianco con gruppi degli insorti.

Proprio Fatah ash Sham ha affermato oggi che “l’accordo russo-americano non è altro che un nuovo complotto contro la rivoluzione nel Levante”, e ha ringraziato le formazioni ribelli che hanno rifiutato il cessate il fuoco. Anche organizzare gli aiuti umanitari non si presenta come un compito semplice.

La Turchia ha fatto entrare in Siria 20 tir che trasportavano cibo, vestiti e giocattoli. Ma il governo siriano si è dichiarato contrario all’ingresso di mezzi provenienti dalla Turchia con aiuti mandati non solo da Ankara, ma anche da agenzie dell’Onu e da altri organismi internazionali, “senza che questi invii siano stati prima concordati e coordinati con le autorità di Damasco”.

(di Alberto Zanconato/ANSAmed)

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