Confindustria vede nero. Padoan, faremo meglio

Ben Cawthra. Lapresse Only italy
Ben Cawthra. Lapresse Only italy
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ROMA. – Un andamento “piatto” dell’economia, una crescita che si fermerà appena allo 0,7% quest’anno e sarà ancora più lenta nel 2017, quando non supererà il +0,5%. E’ il quadro fosco tracciato da Confindustria che ha aggiornato le stime sul quadro macroeconomico, limandole al ribasso (rispettivamente da 0,8% e 0,6%) e indicando un deficit che salirà per quest’anno al 2,5% (dal 2,3% scritto nel Def di aprile) e schizzerà invece dall’1,8% delle previsioni del governo al 2,3% nel 2017.

Un andamento che costringerà a un intervento correttivo pesante sui saldi, da oltre 16 miliardi, se non si otterrà nuova flessibilità a Bruxelles. Gli economisti di via dell’Astronomia avvertono anche che la crescita per il 2017 “non è scontata e va conquistata”, perché rimangono “elevati rischi” che non si concretizzi. Dopo “un quindicennio perduto” il Paese “soffre oggi di una debolezza superiore all’atteso”: ai ritmi attuali “di incremento del prodotto – indica quindi il Csc – l’appuntamento con i livelli lasciati nel 2007 è rinviato al 2028”.

L’esecutivo però resta più ottimista degli industriali e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan assicura che “le previsioni del governo saranno migliori” di quelle di Confindustria. Il nuovo quadro, dal quale si partirà per costruire la prossima legge di bilancio, sarà approvato, come indicato dal titolare di via XX settembre, già la prossima settimana, in anticipo di qualche giorno rispetto alla nuova scadenza del 27 settembre.

Mentre ancora si limano i decimali, Matteo Renzi ammette intanto che l’economia “va un po’ meglio di prima” ma non ancora “bene come noi vorremmo”. Il premier conferma che “siamo intorno al +1%”, come già indicato nelle slide per illustrare i risultati del governo. Nella prossima nota di aggiornamento la stima dovrebbe essere fissata appena sotto, allo 0,9%. Ancora “poco rispetto ai nostri sogni – sottolinea il capo del governo – ma molto di più di come era prima. E’ come se la macchina che andava contromano avesse fatto inversione e si fosse messa nella giusta direzione”.

In un contesto di rallentamento globale che però “non deve essere una scusante” l’intenzione dell’esecutivo, conferma ancora una volta Padoan, è quella di concentrare le “scarse risorse” su pochi, “efficaci” interventi che sostengano “competitività, produttività e investimenti”.

Tutti stimoli alla crescita che sarà supportata, secondo il ministro dell’Economia, anche dagli effetti delle riforme, che ancora non si sono del tutto dispiegati: il governo, è la metafora che ha usato, sta caricando “la molla” delle riforme, “quando mostreranno tutti i loro benefici scatterà la molla e avremo risultati migliori, che già si cominciano a vedere sul mercato del lavoro”.

La partita per le risorse, però, ancora una volta si giocherà in larga parte a Bruxelles, visto che il governo per avere margini meno stretti, avrà bisogno, come evidenziato da Confindustria, di tutta la flessibilità che la commissione potrà concedere.

Una via complicata dal nodo del debito, che a luglio, secondo l’ultimo supplemento di finanza pubblica del bollettino della Banca d’Italia, ha toccato un nuovo record, attestandosi a 2.252,2 miliardi, con una crescita di 80 miliardi nei primi sette mesi del 2016. Secondo il Csc, il fardello del debito non solo non calerà quest’anno, restando al 133,3%, ma addirittura crescerà ancora il prossimo anno al 134%.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)