Renzi incalza i leader dell’Ue, tutti sotto scacco elettorale

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il suo intervento al Council on Foreign Relations di New York, 20 settembre 2016. ANSA / US PALAZZO CHIGI - TIBERIO BARCHIELLI
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il suo intervento al Council on Foreign Relations di New York, 20 settembre 2016.  ANSA / US PALAZZO CHIGI - TIBERIO BARCHIELLI
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il suo intervento al Council on Foreign Relations di New York, 20 settembre 2016.
ANSA / US PALAZZO CHIGI – TIBERIO BARCHIELLI

NEW YORK. – E’ una visione del “giorno per giorno”, condizionata anche dagli appuntamenti elettorali nei singoli Paesi, l’ostacolo principale a una risposta concreta, a una strategia di lungo periodo sulle grandi questioni che si pongono all’Europa dopo la Brexit.

Tra i tavoli di una cena di gala al Museo di scienze naturali di New York, subito dopo aver ricevuto dalle mani del segretario di Stato americano John Kerry un premio del think thank Atlantic Council, Matteo Renzi sembra quasi sfogarsi riprendendo il filo del ragionamento che lo ha portato allo strappo in Ue e a segnare una distanza da Angela Merkel e Francois Hollande, il presidente francese che è sempre più in asse con la cancelliera tedesca.

Dalla prossima settimana la testa e l’impegno sarà soprattutto in Italia: parte il “countdown” che porterà al voto del referendum costituzionale. Ma su questo fronte il premier si mostra ben più ottimista, a poche ore dalla decisione della Consulta di rinviare il suo giudizio sull’Italicum: sulla legge elettorale si entrerà probabilmente nel vivo dopo il referendum – è il ragionamento – ma intanto diventa chiaro che la riforma costituzionale “non riguarda la legge elettorale”.

Sollecitato dai giornalisti, il premier non commenta il pressing della minoranza Pd, ma conferma l’apertura all’ascolto delle posizioni in Parlamento. Ad ora, però, ragionano i parlamentari a lui vicini, le condizioni per cambiare continuano a non vedersi: solo dopo il referendum, comunque vada, ciascuno potrà probabilmente mettere davvero le carte in tavola.

Ma da New York Renzi ci tiene a rimarcare soprattutto il campo della sua battaglia in Europa, per politiche di crescita e per risposte concrete sull’immigrazione. “La verità – si rammarica – è che manca la volontà politica di trovare una soluzione all’ondata migratoria nel Mediterraneo”.

Nel Vecchio Continente, denuncia nel ricevere il premio Global Citizen, prevale un messaggio di “paura nel futuro”. “L’Italia salva vite nel Mediterraneo perché possiamo perdere qualche voto, ma non possiamo perdere i nostri valori”, afferma dal palco, ribadendo un concetto a lui caro. Poi a margine dei lavori dell’Assemblea generale Onu, colloca l’Italia “dalla parte del coraggio contro la paura di chi tira su muri”.

Ma l’agenda dell’Ue, osserva Renzi, è condizionata dagli appuntamenti elettorali: “Siamo quasi tutti sotto scopa elettorale, in Germania, in Francia e anche noi abbiamo il referendum…”. Ma non si può per questo temporeggiare e fermarsi alle parole sui grandi temi, dalla necessità di crescita all’accoglienza dei rifugiati.

Non ci si può fermare alle parole come a Bratislava: “Mi hanno invitato a Berlino dopo la Brexit per discutere insieme del futuro dell’Europa, ma non si capisce perché, a questo punto”. Il giornale tedesco Die Welt lo attacca: le sue critiche alla Merkel sono “segno di crescente nervosismo” e frutto della “lotta per la propria sopravvivenza politica” ma “ciò è rischioso” per lui e la cancelliera.

Il presidente del Consiglio italiano però non si scompone, rivendica la sua scelta di dire in chiaro, a microfoni accesi, ai colleghi europei come la pensa. Per sconfiggere i populismi, è la convinzione, servono risposte concrete, non parole “scritte con l’inchiostro simpatico”, non serve assecondare la paura.

(dell’inviata Serenella Mattera/ANSA)

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