Compravendita senatori: prescrizione per Berlusconi

Compravendita senatori, prescrizione per Berlusconi e Lavitola. Napoli, ma il sostituto procuratore generale chiede che sia dichiarata la responsabilità
Compravendita senatori, prescrizione per Berlusconi e Lavitola. Napoli, ma il sostituto procuratore generale chiede che sia dichiarata la responsabilità
Compravendita senatori, prescrizione per Berlusconi e Lavitola. Napoli, ma il sostituto procuratore generale chiede che sia dichiarata la responsabilità

NAPOLI. – L’Operazione Libertà, ovvero la cooptazione di parlamentari del centrosinistra per farli passare allo schieramento opposto e determinare così la crisi della maggioranza e la caduta del governo Prodi, fu ”partorita da Lavitola in accordo con Berlusconi”. E si trattò di un ”accordo corruttivo” come dimostrato nel caso del senatore Sergio De Gregorio che, eletto nelle liste dell’Idv, fece ”mercimonio della libertà di voto” ottenendo tre milioni di euro sotto forma di finanziamento al suo Movimento Italiani nel Mondo.

É un duro atto di accusa quello racchiuso in circa tre ore di requisitoria del sostituto procuratore generale Simona Di Monte al processo di appello per la presunta compravendita dei senatori che vede imputati per corruzione l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola, che avrebbe svolto, tra l’altro, un ruolo di intermediario tra il leader del Pdl e De Gregorio.

Per il pg entrambi – condannati in primo grado a tre anni di reclusione – sono responsabili ma non possono essere puniti perché è trascorso troppo tempo dalla commissione dei fatti, datati tra il 2006 e il 2008: per questo la Di Monte ha chiesto ai giudici della seconda sezione della Corte di Appello di Napoli (presieduta da Patrizia Mirra) di riconoscere la responsabilità degli imputati e nel contempo dichiarare la prescrizione del reato.

Il pg ha ricostruito i passaggi salienti della vicenda giudiziaria, scaturita dall’inchiesta dei pm di Napoli Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, di cui proprio le dichiarazioni di De Gregorio costituiscono uno dei capisaldi. La Di Monte ha evidenziato ”la vicinanza tra Lavitola e Berlusconi, una vicinanza forte e radicata e non dell’ultima ora”. A tale proposito ha ricordato ”il ”fortissimo legame che consentiva a Lavitola di accedere alla villa di Berlusconi in Sardegna e, in sua assenza, di ricevere gli ospiti del governo panamense”.

Un legame (che poi si trasformerà in ostilità da parte di Lavitola al ritorno in Italia dopo la latitanza) che esisteva ”a dispetto della contrapposizione di Lavitola e Forza Italia della Campania”. Il rappresentante dell’accusa ha definito l’Operazione Libertà come ”l’iniziativa assunta da Berlusconi di far transitare dal centrosinistra al centrodestra un numero di senatori sufficiente a far cadere la maggioranza e andare a nuove elezioni o a larghe intese, una sorta di Nazareno anticipato”.

”E’ stato accertato – ha detto il pg – che Forza Italia corrispondeva finanziamenti ai partiti della coalizione non tali da poter legittimare i contribuiti di 3 milioni di euro che andavano al Movimento Italiani nel Mondo (che faceva riferimento a De Gregorio, ndr), una cifra sproporzionata”.

La Di Monte si è anche soffermata sulla qualifica di ”atto contrario ai doveri di ufficio” contestati a parlamentari che, sulla base di quanto stabilito dalla Costituzione non hanno un vincolo di mandato. ”Si è detto – ha affermato – che De Gregorio ha agito secondo libertà di coscienza, un figliol prodigo coerente con le posizioni politiche di sempre. Il parlamentare deve votare secondo coscienza nell’interesse della Nazione. De Gregorio ha fatto mercimonio non del singolo voto ma della libertà di voto. E la libertà è una categoria del dovere. Il voto deve essere libero non solo nei confronti del partito a maggior ragione rispetto a un accordo corruttivo”.

De Gregorio quindi ”ha venduto al miglior offerente sulla piazza della corruzione il diritto-dovere della libertà di voto”. Il processo riprenderà il 18 ottobre prossimo, quando saranno fissate le arringhe della parte civile, del legale di Forza Italia, avvocato Bruno Larosa, dei difensori di Berlusconi, avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini e di quelli di Lavitola, avvocati Sergio Cola e Marianna Febbraio.