Usa vogliono no-fly zone nelle zone chiave in Siria

Usa vogliono no-fly zone nelle zone chiave in Siria
Usa vogliono no-fly zone nelle zone chiave in Siria
Usa vogliono no-fly zone nelle zone chiave in Siria

BEIRUT. – Bisogna creare zone di non sorvolo aereo in alcune “aree chiave” della Siria per consentire la distribuzione di aiuti umanitari: la proposta del segretario di Stato Usa John Kerry arriva durante l’infuocato braccio di ferro tra i capi della diplomazia di Russia e Stati Uniti durante la riunione del consiglio di sicurezza.

Da Mosca intanto annunciano l’arrivo nel Mediterraneo orientale di una portaerei per aumentare la capacità del già nutrito gruppo navale russo, mentre le Nazioni Unite fanno sapere che faranno ripartire i convogli umanitari sospesi dopo il raid di lunedì che aveva colpito una colonna diretta ad Aleppo. Ma non si dirigeranno verso questa città.

La riunione all’Onu era stata convocata d’urgenza dopo il nuovo bombardamento aereo contro un ambulatorio (4 uccisi) e mentre nel nord del Paese sono morte almeno 37 persone in raid aerei su zone civili fuori dal controllo del governo ad Aleppo e Idlib.

Per tutto il giorno sono proseguite violenze nei vari teatri del conflitto. L’agenzia Sana, controllata dal governo, afferma che due persone sono state uccise da razzi sparati da ribelli ad Aleppo. Nella notte un ambulatorio medico sostenuto dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), è stato centrato e distrutto in un raid compiuto da caccia di nazionalità imprecisata. Il raid è avvenuto a sud di Aleppo, nel distretto di Khan Tuman, in un’area da mesi bombardata da aerei russi e governativi siriani perché fuori dal controllo delle forze lealiste.

Nei giorni scorsi l’Onu aveva sospeso le attività umanitarie dopo il bombardamento e la distruzione di un intero convoglio di 20 camion con aiuti destinati ad Aleppo est e preparati dalla Mezzaluna rossa e dalle Nazioni Unite.

Proprio sulla responsabilità del raid contro il convoglio umanitario (21 uccisi) si è tornato a discutere in Consiglio di sicurezza. La Russia ha continuato ad accusare gli Stati Uniti di non aver rispettato la tregua del 12 settembre, prendendo di mira sabato scorso militari governativi nell’est della Siria (un centinaio i morti, altrettanti i feriti). Un attacco per cui gli Usa avevano ammesso l’errore della Coalizione anti-Isis.

Sull’attacco al convoglio umanitario – per cui la Russia e il governo siriano hanno smentito ogni responsabilità – il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha spiegato che “serve un’indagine seria e imparziale”. Gli ha risposto molto irritato Kerry: “Sembra che Mosca sia su un universo parallelo”, ha detto. Kerry ha ribadito che “sì, la Coalizione ha colpito delle persone sabato, è stato un terribile incidente, lo abbiamo riconosciuto immediatamente. Ma qualcuno crede davvero che il convoglio di aiuti abbia preso fuoco da solo?”, ha detto, riferendosi a quanto sostenuto dalla Russia.

Da Mosca hanno fornito altre spiegazioni: prima hanno detto che un drone Usa era in volo sopra al convoglio nella notte del raid, e poi hanno sostenuto che un mezzo dei miliziani con un mortaio di grosso calibro si spostava assieme al convoglio. Questo è in contrasto con quanto riferito dalla Mezzaluna rossa siriana, che è un ente controllato dal governo di Damasco e che ha affermato che il convoglio non era in movimento ma era fermo mentre gli operatori caricavano casse di aiuti.

Nel discorso all’Onu, Kerry ha comunque provato a rilanciare l’idea della tregua e ha detto: “Per ridare credibilità a questo processo dobbiamo immediatamente tenere tutti gli aerei a terra nelle aree chiave”. Il riferimento è alle zone contese lungo l’asse viario Aleppo-Daraa, passando per Idlib, Hama, Homs e Damasco.

(di Lorenzo Trombetta/ANSA)

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