Attentato NY: Rahami voleva il martirio. Pezzi per le bombe su eBay

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WASHINGTON. – “Inshallah, il fragore delle bombe si udirà nelle strade. Proiettili per i vostri poliziotti. Morte alla vostra oppressione”: è la promessa, coltivata da mesi, che l’americano di origini afghane Ahmad Khan Rahami aveva scritto su un taccuino che portava con sé anche dopo essere ricercato pubblicamente per le bombe a New York e in New Jersey.

Nessun riferimento all’Isis né ai talebani, ma ammira il leader di al-Qaida Osama Bin Laden, accusa gli americani di uccidere i mujaheddin (un tempo lo era anche suo padre) in Afghanistan, Iraq, Siria, Palestina. Ed evoca il martirio e la jihad, al centro anche di due dei suoi video preferiti su un account Yuotube aperto con il nome di yaafghankid786, dove compaiono pure romantiche canzoni d’amore afghane, immagini di clown paurosi, istruzioni su come farsi il nodo Windsor sulla cravatta, gatti e bimbi che giocano.

Ora è ricoverato in ospedale, dopo essere rimasto ferito nel conflitto a fuoco con la polizia, e già oggi potrebbe vedersi contestare le accuse di aver usato armi di distruzione di massa e bombe in luoghi pubblici. L’Fbi intanto ha diffuso le immagini di due uomini ricercati come “testimoni” che sabato scorso a Manhattan hanno preso la borsa contenente la bomba che non è esplosa nella 27/ma strada.

Il taccuino, sporco di sangue e danneggiato da un proiettile nel conflitto a fuoco, conferma i timori della radicalizzazione e dell’antiamericanismo di Rahami, maturati forse dopo alcuni viaggi sospetti in Afghanistan e soprattutto in Pakistan, a Quetta e Karachi, due città ad alta concentrazione taleban-qaedista. Ma anche la sua ingenua convinzione di non essere scoperto, come dimostrano l’acquisto su eBay di alcuni componenti degli ordigni e il video delle sue ciniche prove d’attentato, con tanto di risate.

Tra i ‘campioni’ dell’estremismo, oltre ad Osama bin Laden, il giovane esprime apprezzamento per l’imam americano-yemenita Anwar al-Awlaki, ucciso da un drone Usa in Yemen nel 2011, e Nidal Hasan, il maggiore americano autore della strage di Fort Hood, la base militare del Texas in cui nel 2009 furono uccise 13 persone. Nel suo diario Rahami non dimentica neppure i fratelli ceceni Tsarnaev, autori dell’attentato alla maratona di Boston nel 2013, con le stesse pentole a pressione che lui ha piazzato a Chelsea.

Per fabbricare le sue bombe, dal 20 giugno al 10 agosto aveva ordinato su eBay acido citrico, cuscinetti a sfere e accenditori elettronici, facendoli recapitare al fast food di famiglia. Tutti componenti che “possono essere legalmente comprati e venduti negli Stati Uniti e sono ampiamente disponibili nei negozi online e offline”, ha precisato eBay, che sta “collaborando attivamente con le forze dell’ordine impegnate nelle indagini”.

Rahami aveva acquistato su Internet anche i due cellulari che dovevano servire per innescare le bombe. In un video registrato due giorni prima che entrasse in azione, recuperato dal cellulare di un famigliare, si vede inoltre Rahami mentre dà fuoco a “materiale infiammabile in un contenitore cilindrico”. Il filmato mostra l’accensione di una miccia, un rumore forte e fiamme, seguite da una nuvola di fumi e da risate.

Forse quando nel 2014 il padre lo denunciò come terrorista, prima di ritrattare, aveva già qualche timore o presagio. Nel frattempo si è venuto a sapere anche che Rahami aveva lavorato come guardia non armata per alcune compagnie di sicurezza privata, inclusa una che forniva servizi alla Ap: per due mesi nel 2011 fece la guardia notturna negli uffici amministrativi dell’agenzia a Cranbury, New Jersey.

Il capo della sicurezza della Ap, Danny Spriggs, ha riferito che Rahami ingaggiava spesso con i colleghi lunghe discussioni politiche, esprimendo simpatia per i talebani e disprezzo per l’azione militare Usa in Afghanistan. Circostanze che, secondo un portavoce dell’agenzia, Paul Colford, furono riportate alle forze dell’ordine. Ma anche queste sembrano non aver consentito all’intelligence di alzare la guardia, come la denuncia del padre all’Fbi, i viaggi sospetti in Pakistan e la metamorfosi di Rahami al suo ritorno.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)