Attentatore Ny si ispirava a Isis. Fbi su graticola

Attentatore Ny si ispirava a Isis. Fbi su graticola
Attentatore Ny si ispirava a Isis. Fbi su graticola
Attentatore Ny si ispirava a Isis. Fbi su graticola

WASHINGTON. – Crescono gli interrogativi sulle possibili falle dell’Fbi nel prevenire gli attentati a Ny e in New Jersey del presunto sospetto, Ahmad Khan Rahami, che era stato segnalato anche dalla dogana per un suo viaggio in Pakistan prima che il padre lo denunciasse come ‘terrorista”, riferendo al Federal Bureau of investigation – come ha precisato al Nyt – i suoi interessi per i gruppi terroristici come al Qaida e la sua fascinazione per i video e la musica jihadista.

Nel frattempo spunta la simpatia del giovane americano di origini afghane anche per l’Isis, in particolare per Abu Muhammad al-Adnani, capo della propaganda e “portavoce” dell’Isis, nonché agitatore dei ”lupi solitari” che hanno insanguinato l’Europa, ucciso a fine agosto da un drone Usa. Nel suo taccuino, di cui il Nyt ha ottenuto una copia, Rahami indica il “fratello Adnani” come “guida” e cita la sua indicazione di “colpire gli infedeli nel loro cortile di casa”, riecheggiando l’appello lanciato in estate da Adnani a prendere di mira i nemici in qualunque modo e ovunque.

Finora del taccuino gli investigatori avevano lasciato filtrare solo gli apprezzamenti per Osama Bin Laden, l’imam americano-yemenita Anwar al-Awlaki e Nidal Hasan, il maggiore americano autore della strage di Fort Hood, senza alcun riferimento ad Adnani, braccio destro operativo del Califfo al-Baghdadi e coordinatore del terrorismo in Occidente.

Il riferimento ad al-Adnani potrebbe rafforzare l’ipotesi che anche Rahami sia un ‘lupo solitario’ ma gli investigatori stanno ancora indagando per accertare se qualcuno l’abbia aiutato e se avesse legami con gruppi terroristici. Un contributo potrebbe arrivare dalla moglie, tornata negli Usa da Dubai per collaborare con gli inquirenti.

Dal taccuino emerge inoltre una possibile frustrazione per un fallito tentativo di arrivare in Siria, usato come giustificazione per fare attentati in casa: in una pagina c’è la parola “bloccato”, seguita da una frase minacciosa, “avreste dovuto lasciarci incontrare la morte oltreoceano”. Nel mirino dell’Fbi anche un possibile viaggio ad Ankara, che risulta da documenti forniti dalla polizia di Ny alle dogane, per un periodo non specificato nel gennaio 2014.

Fu comunque il suo viaggio in Pakistan di quasi un anno ad insospettire le dogane, che al suo ritorno nel marzo 2014 lo segnalarono al National Targeting center, un’agenzia federale di intelligence in seno all’Homeland security creata dopo l’11 settembre per valutare potenziali minacce legate a passeggeri ad alto rischio. Una segnalazione girata anche all’Fbi e ad altre agenzie.

Cinque mesi dopo il padre di Rahami lo denunciò come ‘terrorista’ ma, nonostante questo secondo campanello d’allarme, il Federal Bureau of investigation non interrogò il giovane né trovò elementi per un’indagine più approfondita. Sul conto di Rahami c’erano anche le segnalazioni della sicurezza dell’Ap sulla simpatia per i talebani e il disprezzo per l’azione militare Usa in Afghanistan manifestati dal giovane quando lavorava come guardia notturna non armata in alcuni uffici amministrativi dell’agenzia di stampa.

Non è la prima volta che l’Fbi e l’intelligence Usa potrebbero aver trascurato i profili di potenziali lupi solitari: i dubbi erano sorti anche con l’autore della strage di Orlando, Omar Mateen, finito sotto esame negli anni precedenti ma senza esito, e con i fratelli ceceni Tsarnaev che insanguinarono la maratona di Boston dopo essere stati segnalati dai servizi segreti russi. Anche la Casa Bianca sembra avere dei dubbi, se il portavoce Johs Earnest ha detto di essere fiducioso che l’Fbi riesaminerà la vicenda “per determinare se c’è qualcosa di diverso che avrebbe potuto o dovuto fare per prevenire la violenza”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)