Cassazione, via le barriere architettoniche dai bancomat

Parcheggio in spazio disabili
Parcheggio in spazio disabili
Parcheggia in spazio disabili
Parcheggia in spazio disabili

ROMA.- La vita per i disabili nel nostro Paese è già molto dura, e se ci si mettono anche i giudici a creare ostacoli a chi già si muove in sedia a rotelle, si allontana anni luce l’obiettivo ‘zero’ barriere architettoniche. Lo deve aver pensato la Cassazione iniziando a mettere in riga le banche a partire dagli sportelli atm. L’accesso e la fruibilità del servizio bancomat, in edifici pubblici o privati, – ha stabilito infatti la Suprema Corte – deve essere “assicurato” in favore delle persone con disabilità mediante la rimozione di tutti gli ostacoli architettonici e questo deve avvenire anche in mancanza di “norme regolamentari di dettaglio che dettino le caratteristiche tecniche che luoghi, spazi, parti, attrezzature o componenti di un edificio o parti di questo debbano avere per consentire l’accesso”.

Basta cavilli e rimandi a regolamenti che si perdono sulla strada dell’approvazione o del ‘perfezionamento’: la tutela antidiscriminatoria, sottolineano gli ‘ermellini’, deve essere reale ed è così tanto un diritto che non serve il richiamo a norme secondarie. Anzi il giudice ha l’obbligo di “disapplicare” regolamenti, norme e leggi che impediscono la libertà di movimento di chi ha problemi di capacità motoria.

In particolare, la Cassazione ha accolto il ricorso di un uomo di Firenze, costretto sulla sedia a rotelle, contro la filiale Unicredit del capoluogo toscano dove è correntista che non aveva adeguato lo sportello atm alle sue esigenze. Dalla sua l’istituto di credito aveva avuto le decisioni dei giudici di merito che avevano scartabellato le norme regionali in materia di ‘barriere’ constatando la mancanza di regolamenti attuativi.

La Cassazione ha stracciato queste decisioni perchè non hanno applicato la “tutela antidiscriminatoria” sgomberando tutti gli ostacoli “a prescindere dall’esistenza di una norma regolamentare apposita”. A intralciare l’accesso del correntista era anche un cestino per la carta messo a ridosso del bancomat. Ora il caso torna in Corte di Appello che deve uniformarsi alle indicazioni della Suprema Corte.

Con la sentenza 18762 della Terza sezione civile, la Cassazione spiega inoltre che non ha nessuna importanza se gli atm sono stati installati prima o dopo le nuove norme sulle barriere del 2006, perchè la “violazione” dei diritti dei disabili “sussiste comunque” se l’accesso è impossibile o ‘impervio’. Del come procedere alla dismissione dei bancomat discriminatori si devono occupare i giudici di merito che individueranno “i criteri tecnici da seguire per siffatta rimozione – sottolinea il verdetto – avvalendosi anche delle norme regolamentari sopravvenute, se idonee allo scopo, essendo rimessa alla sua discrezionalità l’adozione di ogni altro provvedimento idoneo, secondo le circostanze, a rimuovere gli effetti della discriminazione ai sensi della legge n.67 del 2006”.

La Corte fiorentina adesso dovrà agire in favore del correntista disabile e stabilirà, molto probabilmente, anche una cifra per risarcirlo del danno subito.

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