Il Marchio Unesco traina il turismo Doc

Langhe, Roero e Monferrato: un anno da patrimonio dell'umanità Unesco. Una valorizzazione che parte dall'agricoltura, dal turismo e dalla cultura
Langhe, Roero e Monferrato: un anno da patrimonio dell'umanità Unesco. Una valorizzazione che parte dall'agricoltura, dal turismo e dalla cultura
Langhe, Roero e Monferrato: un anno da patrimonio dell’umanità Unesco. Una valorizzazione che parte dall’agricoltura, dal turismo e dalla cultura

ROMA. – I ‘wine lover’ ci credono al bollino Unesco “patrimonio dell’umanità”, un brand che si sta dimostrando un marchio-calamita per l’enoturismo internazionale. Di fatto un selettore di quei flussi turistici più ricchi, d’élite, e destagionalizzati. Lo sanno bene in Piemonte dove l’Italia vanta finora il primo e unico riconoscimento di questo tipo per il paesaggio vinicolo delle ‘Langhe, Roero e Monferrato’.

“Da quando i vigneti piemontesi sono entrati nella lista del patrimonio dell’umanità è boom d’arrivi ad Alba, ma anche mete meno consuete come Canelli hanno registrato un incremento del 300% delle presenze turistiche internazionali negli ultimi due anni”, ha detto all’ANSA Pier Luigi Petrillo, consigliere del ministro delle Politiche Agricole per l’Unesco e ‘papà’ di tutti i dossier di candidatura.

Più di nicchia finora i numeri a Pantelleria che ha ottenuto l’ambito riconoscimento per l’unicità della coltura agricola insulare, quella dello Zibibbo, da cui si ottiene uno dei più noti nettari siciliani, il Passito. Da oggi – col protocollo sottoscritto da Regione Veneto, Consorzio di tutela del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg ed enti locali – parte la corsa ufficiale dei paesaggi delle rive, le scoscese colline attorno a Conegliano e Soligo, dove si producono Prosecco Superiore e Cartizze, il top delle bollicine venete che stanno trainando l’export made in Italy.

“Non nego – ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia – di essere un po’ emozionato, vedendo oggi la fine di un percorso che ho iniziato da ministro”. Il traguardo vero e proprio di questo lavoro avviato nel 2007-2008, ha precisato Petrillo, “sarà il 20 gennaio 2017, quando la commissione italiana deciderà se candidare il paesaggio del Prosecco. Se verrò candidata, solo alla fine del 2018 avremo l’esito della candidatura italiana, dopo il vaglio dell’organizzazione mondiale con sede a Parigi”.

Si tratta dunque di un percorso pluriennale: per le Langhe-Roero ci son voluti 12 anni. Per il Chianti Classico, come precisato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina presente alle celebrazioni dei 300 anni, “il prossimo step è l’ingresso nella ‘tentative list’, una sorta di lista d’attesa che richiede almeno due anni di lavoro per l’iscrizione”.

Poi l’Unesco, ricorda ancora l’esperto legale, “chiede di star fermi un anno per vedere se è tutto il territorio a volere il marchio Unesco e se in quel perimetro candidato il quadro giuridico sia già di massima tutela.

Indispensabile ad esempio la pianificazione paesaggistica che tuteli integralmente la porzione di territorio del vino candidata. Importante, per il buon esito del dossier in capo al ministero delle Politiche Agricole, è che la perimetrazione del paesaggio vinicolo escluda infrastrutture impattanti come autostrade e ferrovie ad alta velocità”.

Dopo il successo di Piemonte e Sicilia, alle candidature dei paesaggi del Chianti e del Prosecco, potrebbe far seguito – secondo rumors del settore – anche quella del Franciacorta. Intanto all’estero hanno già ottenuto il marchio Unesco tre territori francesi (Champagne, Saint-Emilion, Borgogna), due portoghesi (Alto Douro e Pico), uno della Svizzera (Lavaux), uno in Austria (Wachau) e uno ungherese, ahinoi per il Tokaj, appena un anno dopo lo “scippo” della denominazione all’Italia.

(di Alessandra Moneti/ANSA)

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