Muore un gigante, il mondo si inchina a Shimon Peres

Muore un gigante, il mondo si inchina a Shimon Peres
Muore un gigante, il mondo si inchina a Shimon Peres
Muore un gigante, il mondo si inchina a Shimon Peres

TEL AVIV. – Venerdì mattina i grandi della terra a Gerusalemme diranno addio all’ex presidente Shimon Peres, figura chiave di Israele e del suo popolo. L’ultimo padre della patria è morto a 93 anni la notte scorsa, ucciso da un ictus che l’ha colpito il 13 settembre e che sembrava in un primo momento non aver infierito fino in fondo, quasi a testimoniare la leggenda di indistruttibilità che avvolgeva il personaggio.

Viso quasi sempre segnato da un ottimismo contagioso e voce profonda da ex fumatore, il Nobel per la pace 1994, insieme al palestinese Arafat, ha raggiunto tutti i risultati politici del suo Paese, forte di una visione strategica e una capacità non comune di immaginare il futuro.

Israele – come hanno testimoniato le dichiarazioni della sua leadership, dal premier Benyamin Netanyahu al presidente in carica Reuven Rivlin all’intero spettro politico e la mestizia che ha avvolto la società tutta – sa cosa ha perso con la morte di Peres.

Ma anche il mondo, dalla notte scorsa, è consapevole di essere forse un po’ più piccolo. Dopodomani a Gerusalemme ci sarà anche il presidente Usa Barack Obama, che ha definito Peres “l’essenza di Israele”, rimarcando che è stato “guidato da una visione della dignità umana e di un progresso verso il quale lui sapeva che le persone di buona volontà avrebbero potuto avanzare insieme”.

Bill Clinton – che firmò con lui gli Accordi di Oslo e che venerdì non mancherà all’estremo saluto al suo amico, ma senza la moglie Hillary – ha reso omaggio ad “una vita che è stata una benedizione per tutti quelli che si battono per la pace”.

Un obiettivo quello della pace – forse l’unico mancato da Peres fino in fondo – apprezzato da papa Francesco. Per il pontefice – che non sarà a Gerusalemme nonostante le voci circolate in merito – Peres è stato un “uomo di pace e perseverante negli sforzi di pace”: “la sua eredità – ha aggiunto – ispiri tutti a prodigarsi urgentemente” per questo risultato.

Stesso giudizio da parte del premier Matteo Renzi: “Un grande del nostro tempo, un uomo di pace” e “un grande amico dell’Italia”. “E’ una di quelle figure che – ha insistito – vale doppio”. Da Ramallah, in Cisgiordania, è giunta la voce del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas): “Peres è stato un partner nella pace dei coraggiosi assieme con Yasser Arafat ed Yitzhak Rabin”.

Ma il fronte palestinese è spaccato: Hamas da Gaza ha gioito per la morte di “un criminale”, “l’ultimo funzionario israeliano rimasto in vita tra gli artefici dell’occupazione. La sua morte segna la fine di una fase nella storia dell’occupazione e l’inizio di una nuova fase di debolezza”.

Domani sarà il popolo di Israele a riversarsi a Gerusalemme per salutare l’ultimo combattente per la nascita dello Stato: tra bandiere a mezz’asta e imponenti misure di sicurezza, la sua bara, dal mattino a sera, sarà esposta sul piazzale della Knesset, il Parlamento, come avvenne non molto tempo fa per Ariel Sharon.

Poi venerdì mattina, sul Monte Herzl, toccherà al mondo in esequie solenni, come fu per Rabin. Obama “desidera molto” esserci, ha fatto sapere in serata la Casa Bianca, spiegando che si sta lavorando per valutare tutti gli elementi logistici. Il timore, ovviamente, è la sicurezza.

Per ora comunque sono previsti Bill Clinton, il segretario di Stato John Kerry, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, il principe di Galles, Carlo, il primo ministro canadese Justin Trudeau, quello australiano Malcolm Turnbull e la regina d’Olanda. Da loro l’omaggio a un uomo che – come disse lui stesso il giorno dell’insediamento – non sognava di diventare presidente, “bensì un pastore o un poeta delle stelle”.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)

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