Pil Usa sopra le attese e l’intesa Opec spingono le borse

Operatori agitati in Piazza Affari
Operatori agitati in Piazza Affari. Immagine d'archivio. .( Peter Macdiarmid/Getty Images)
LONDON - OCTOBER 09:  A broker on ICAP's dealing floor calls for prices on October 9, 2008 in London.  Share prices are up on the day as markets react to the interest rate cut.  (Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)
LONDON – OCTOBER 09: A broker on ICAP’s dealing floor calls for prices on October 9, 2008 in London. Share prices are up on the day as markets react to the interest rate cut. (Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)

WASHINGTON. – C’è il dato sul Pil americano e soprattutto l’accordo dell’Opec per il taglio delle quote di produzione del petrolio ad influenzare i mercati, partiti positivi fin dalle aperture asiatiche, su di giri nella mattinata europea nel ‘festeggiare’ il rimbalzo del greggio per poi ridimensionare l’entusiasmo ma con Milano che resta prima nelle chiusure del ‘vecchio continente’, mentre pur con un andamento debole a Wall Street i futures Usa sono positivi con lo sguardo rivolto proprio ai numeri diffusi a Washington.

L’economia americana nel secondo trimestre è infatti cresciuta più di quanto stimato in precedenza con il Pil rivisto al rialzo, ovvero +1,4% rispetto alla precedente stima di +1,1% e meglio delle previsioni che indicavano un +1,3%. L’amministrazione americana tiene però i piedi ben piantati in terra e commenta il dato con realismo e pragmatismo: “il dato odierno sottolinea che c’è ancora lavoro da fare” indica la Casa Bianca che rilancia quindi la sua promessa di continuare a “compiere passi per rafforzare la crescita e la qualità della vita, promuovendo la concorrenza e sostenendo l’innovazione”.

Si spiega inoltre che a fare da traino è la crescita delle componenti “più stabili e persistenti del Pil”, tra cui i consumi che si confermano al momento il motore dietro questi slanci. Nello specifico le spese per i consumi – che contano per il 70% dell’attività economica – sono cresciute ad un ritmo del 4,3% nel secondo trimestre, leggermente sotto il 4,4% stimato e comunque l’aumento migliore dalla fine del 2014.

Nel quarto trimestre dello scorso anno l’economia aveva subito un rallentamento da cui la crescita del Pil che negli ultimi nove mesi è stata calcolata all’1% in media. Gli analisti prevedono una ripresa della crescita al 3% per il trimestre corrente e un consistente aumento del Pil del 2,4% per l’ultimo trimestre dell’anno. Indicazioni queste ultime su cui restano gli occhi puntati anche anche rispetto all’attesa che la Federal Reserve si esprima per un aumento dei tassi d’interesse.

Perché se la tendenza prevista dovesse essere confermata nei numeri allora costituirebbe le fondamenta ormai solide che la banca centrale sta aspettando per annunciare la svolta. Proprio la presidente della Fed Janet Yellen parlando al Congresso ha confermato l’intenzione di intervenire sui tassi entro la fine dell’anno e che la decisione è stata fino ad ora rinviata proprio per via dei dati sulla crescita economica risultati più deboli del previsto, sia negli Usa che a livello globale.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)