Marino assolto, “ristabilita la verità, tornerò per Roma”

Lex sindaco di Roma Ignazio Marino esce dal tribunale penale di Roma, 7 ottobre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Lex sindaco di Roma Ignazio Marino esce dal tribunale penale di Roma, 7 ottobre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Lex sindaco di Roma Ignazio Marino esce dal tribunale penale di Roma, 7 ottobre 2016.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Assolto in primo grado e subito pronto a tornare in politica per Roma. Ignazio Marino, ora che un tribunale lo ha dichiarato innocente dall’accusa di avere consumato 56 cene a spese dei romani, si toglie più di un sassolino dalle scarpe. Oggi “viene ristabilita la verità” ma è anche la sua vendetta politica. Ed infatti sottolinea che un anno fa “centinaia di migliaia di romani sono stati violentati da un piccolo gruppo di una classe dirigente che si è rifugiata nello studio di un notaio” e che lui fu costretto a dimettersi, salvo poi ritirare quelle dimissioni, sotto “pressioni politiche e mediatiche”.

Perché brucia ancora il ricordo di quei “26 accoltellatori e un unico mandante”, ovvero i consiglieri del Pd che lo destituirono davanti ad un notaio. L’ex sindaco con un pianto liberatorio ha accolto la notizia che erano cadute le accuse nei suoi confronti di peculato, truffa e falso nell’ambito del processo sul caso scontrini e sulle consulenze della Onlus Imagine. Vicenda giudiziaria che ‘libera’ Marino anche dall’accusa di aver utilizzato soldi pubblici, utilizzando la carta di credito del comune, per 56 cene per un totale di 13 mila euro.

Marino fa capire subito che da questa sentenza parte la sua riscossa, anche pratica come ad esempio chiedere i danni ma precisa: “ogni cosa a suo tempo”. Non ha dubbi sul suo futuro: “ho il dovere morale di continuare ad impegnarmi per il mio paese e la mia città”.

E nella piccola sala della sua conferenza stampa a pochi passi dai palazzi della politica ci sono anche numerosi supporter e tre ex assessori della sua Giunta, la fedelissima Alessandra Cattoi, Francesca Danese e Luigi Nieri. A quello che ha sempre indicato come l’ideatore della sua destituzione, ovvero il premier Matteo Renzi, manda subito un affondo: “Il conto di certe azioni le paga il paese, soprattutto quando riguardano la capitale di Italia. Qualcuno ora si dovrebbe guardare allo specchio e capire se ha la statura di statista e farsi un esame di coscienza”.

Marino non crede proprio che alla luce dell’assoluzione ora i suoi principali oppositori, in particolare Renzi e “l’illuminato commissario del Pd Roma Matteo Orfini” possano chiedergli scusa poiché, a suo dire mancano di “capacità d’analisi, umiltà e onestà”. E a Orfini, che oggi spiega di “avere chiesto le dimissioni dell’ex sindaco per incapacità”, dedica parole di fuoco: “non commento i personaggi di Collodi”.

Chi chiede per Marino le scuse invece è il leader di Sinistra Italiana Stefano Fassina. “In particolare – dice – chi nel Pd pose fino al suo mandato con le firme dal notaio”. Per Luigi Di Maio “c’è una questione legata alla magistratura, poi c’è una questione precedente, sul fatto che, secondo alcuni riscontri, alcune cene fossero state fatte in maniera immorale”, “non del tutto etiche e allora quella è una vicenda su cui applicare una sanzione politica”. Ma lo stesso Di Maio ricorda però che la vicenda degli scontrini a Firenze è stata “totalmente insabbiata dal sindaco Matteo Renzi”.

L’assoluzione di Marino è stata invece “una bella notizia” per Gianni Cuperlo poiché si toglie “un bel macigno dalle spalle”. Anche i giganti del vecchio Pd, secondo quanto si è appreso, si sono fatti sentire: Veltroni e D’Alema lo hanno chiamato così come tante persone “da varie parti del mondo”.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)