Nadia Murad, ‘sempre temevo botte e stupro’

(ANSA) – PRAGA, 12 OT – “In prigionia contavo ogni ora. Ogni minuto temevo che arrivassero ma non sapevo se ci avrebbero venduto o aggredito e violentato”: in una conferenza stampa svoltasi oggi a Praga, lo ha raccontato Nadia Murad, la giovane yazida insignita del premio “Vaclav Havel” dei diritti umani 2016. Nell’agosto 2014 Murad era una studentessa 21enne della regione di Sinjar, nel nord dell’Iraq. Le azioni degli islamisti le conosceva solo dalla tv e non le era mai venuto in mente di poter diventare anch’essa loro vittima. Poco dopo però il suo paese fu circondato, 600 abitanti uccisi, compresi i suoi sei fratelli e la madre. Perse in tutto 18 parenti e divenne schiava sessuale dei combattenti dell’Isis. Dopo tre mesi riuscì a scappare: ora vive in Germania e gira il mondo invitando a proteggere la comunità degli yazidi dal genocidio. “La cosa peggiore è stata l’arrivo del Daesh, quando hanno ucciso tutti gli uomini e ci hanno portati lontano dalla famiglia. Non dimenticherò mai il terrore che provavo”.