Delegazione italiana in Crimea sfida le sanzioni

Delegazione italiana in Crimea sfida le sanzioni
Delegazione italiana in Crimea sfida le sanzioni
Delegazione italiana in Crimea sfida le sanzioni

SEBASTOPOLI. – No alle “sanzioni”, “roba da Ottocento”, sì alla “cooperazione, all’autodeterminazione dei popoli, al dialogo e alla pace”. Che in Crimea “parla russo”. In un clima sempre più difficile tra Russia e Occidente, sbarca in Crimea una delegazione d’imprenditori e politici italiani – a trazione Lega Nord – per una due giorni d’incontri con le autorità locali e la comunità imprenditoriale crimeana.

Terreno scivoloso, visto lo stretto regime di sanzioni imposto dalla Ue, che in teoria vieta quasi ogni tipo d’investimento europeo nella penisola contesa. Ma il diavolo sta nei dettagli. A Simferopoli, infatti, sono stati firmati un memorandum d’intesa e sviluppo e un trattato di gemellaggio tra la capitale della Repubblica di Crimea e la città di Padova.

“Sapevamo a cosa saremmo andati incontro venendo qui, quale sarebbe stata la valenza di questo viaggio: siamo la prima notizia di tutti i siti d’informazione e tg russi”, dice Roberto Ciambetti, presidente del consiglio della Regione Veneto. E in effetti è così, il sistema mediatico russo si è messo in moto per dare gran risalto alla visita, che è funzionale alla posizione del Cremlino secondo cui la Russia non vive nessun isolamento. Mentre Kiev ha protestato.

“La posizione dell’Ucraina è molto dura: questi politici vanno condannati fermamente perché così cercano di sostenere che la Crimea appartiene alla Russia”, ha dichiarato Anna Gopko, presidente della Commissione Affari Esteri della Rada (il parlamento ucraino), aggiungendo che la visita “senza il consenso di Kiev” è “una brusca violazione della legislazione nazionale ucraina e va punita”.

Non è comunque un caso che nella brochure del Forum Internazionale di Yalta – l’ente sotto l’egida del Cremlino che insieme al governo crimeano ha organizzato la missione – venga indicato come leader della delegazione il deputato ex pentastellato Tancredi Turco, oggi al gruppo misto. Dà più peso. Turco in realtà parla poco e ci tiene a sottolineare di essere qui più come “deputato eletto nel Veneto” che altro ma tant’è.

Ai ‘corsari’ della Crimea – oltre alla delegazione veneta ci sono anche consiglieri della Lombardia, Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna, tutti leghisti – non spaventa la prospettiva di essere strumentalizzati. “Ci sta”, dice con un’alzata di spalle Ciambetti. “I veneziani venivano qui già nel 1500…”.

“Sono stati coraggiosi”, ha sottolineato il capo della Repubblica di Crimea Serghei Aksyonov parlando all’ANSA. “Gli Usa cercheranno senz’altro di far fallire la nostra cooperazione ma non ci riusciranno”. Stesso clima anche a Sebastopoli, dove sono state firmate altre intese con il governatore della regione. Al di là dei dividendi “politici”, infatti, l’idea è quella d’intessere rapporti che in “futuro” possano dare frutti.

Una linea peraltro già seguita dai francesi, che qui in Crimea sono venuti in visita a inizio dell’estate con una loro delegazione. Il grosso – 7 in tutto gli imprenditori in visita – è rappresentato dal settore vinicolo, con il presidente delle Cantine di Soave Attilio Carlesso e Marcello Veneziani in testa. Due big del vino europeo.

“Siamo curiosi”, dice Carlesso. “Se si arriva che tutto è fatto è già tardi”, nota con un sorriso negli occhi. La Crimea d’altra parte ha una grande storia vinicola alle spalle e, come confida un imprenditore che chiede di non essere citato, c’è la possibilità di ottenere migliaia di ettari di terreni un tempo coltivati a vigne a prezzi buoni o con contratti d’affitto (irrisorio) di 100 anni. Il tutto pur di rimetterle in funzione. Un processo che sarebbe comunque già in atto.

“Basta passare da paesi terzi e il gioco è fatto, gli americani fanno così”, spiega l’imprenditore. Le sanzioni, insomma, si aggirano. “Ci sono italiani che già operano sul territorio ma non posso dire chi”, taglia corto Stefano Valdegamberi, il playmaker che sta dietro alla politica veneta di apertura alla Crimea e alla Russia. Corsari della Crimea, appunto.

(dell’inviato Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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