Desaparecidos: chieste a Roma 30 condanne all’ergastolo

Manifesto con le foto di desaparecidos italo-argentini.
Desaparecidos: a Roma 24 condanne all'ergastolo
Desaparecidos: chieste a Roma 30 condanne all'ergastolo
Desaparecidos: chieste a Roma 30 condanne all’ergastolo

ROMA. – Trenta ergastoli ed una assoluzione. Sono le richieste di condanna fatte dalla Procura di Roma nell’ambito del processo a carico di ex Capi di Stato ed esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay in carica tra gli anni ’70 e ’80. Gli imputati sono accusati, a vario titolo della morte di 23 cittadini di origine italiana.

Nei confronti degli imputati si procede per omicidio plurimo aggravato e sequestro di persona. L’unica assoluzione è stata chiesta nei confronti del tenente di vascello Ricardo Eliseo Chavez Dominguez, uruguayano, capo delle operazioni speciali del Fusna (il servizio segreto della Marina Militare). Nei confronti degli imputati non è contestata la strage per un vizio di procedibilità riscontrata nell’ambito delle udienze preliminari.

Le attività di repressione degli oppositori avvennero all’ interno del cosiddetto Piano Condor. La chiusura dell’inchiesta risale a sei anni fa e riguardava 140 persone (tra le quali anche 59 argentini, 11 brasiliani e 6 paraguayani) ma problemi burocratici legati alla notifica e la morte di numerosi esponenti delle giunte militari hanno fatto scendere il numero delle persone a rischio processo.

Le indagini sono durate oltre dieci anni: una complessa attività investigativa ha cercato di risalire agli autori del “Piano Condor”, un vero e proprio accordo tra le diverse dittature di allora finalizzato all’ eliminazione di sindacalisti, intellettuali, studenti, operai e esponenti di sinistra.

Il primo caso di ‘desaparecido’ contemplato nel procedimento avviato a piazzale Clodio, piuttosto anomalo rispetto agli altri perché avvenuto prima dell’insediamento della giunta militare in Argentina, é quello legato all’uccisione di Alvaro Daniel Banfi, sequestrato in Argentina il 12 settembre 1974 e morto un mese e mezzo dopo.

L’inchiesta nel dicembre del 2007, portò all’emissione di circa 140 richieste di custodia cautelare di cui solo una fu eseguita nei confronti dell’uruguayano Nestor Jorge Fernandez Troccoli, 63 anni, già esponente dei servizi segreti della Marina accusato della morte di sei italiani.

Nell’elenco degli indagati comparivano anche i nomi dei i dittatori Jorge Rafael Videla (Argentina), Jorge Maria Bordaberry ed il suo successore Gregorio Alvarez (Uruguay), l’ex presidente del Perù (1975-80) Francisco Morales e l’ex primo ministro Pedro Richter Prada (1979-80).

“Non mi aspettavo nulla di diverso dalla requisitoria del pubblico ministero – ha commentato l’avvocato Luca Milano, difensore di alcuni imputati – ma del resto è la conferma che in questo processo non si è tenuto minimamente conto della posizione di alcuni Paesi, come ad esempio il Perù, che io rappresento nella difesa di tre imputati, che non hanno avuto nulla a che fare con i fatti contestati”.

(di Marco Maffettone/ANSA)

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