Entra in vigore la convenzione fiscale tra Italia e Vaticano

Italia-Vaticano: entra in vigore la convenzione fiscale
Italia-Vaticano: entra in vigore la convenzione fiscale
Italia-Vaticano: entra in vigore la convenzione fiscale

CITTA’ DEL VATICANO. – Entra in vigore la Convenzione tra la Santa Sede e il Governo della Repubblica Italiana in materia fiscale, firmata nella Città del Vaticano il primo aprile 2015, che promuove lo scambio di informazioni a fini fiscali tra la Santa Sede e l’Italia e disciplina l’adempimento degli obblighi fiscali dei soggetti residenti in Italia. Lo ha comunicato la Sala stampa vaticana, dopo che è stata completata la procedura per l’entrata in vigore dello storico accordo, che ha previsto anche la ratifica da parte del Parlamento italiano.

“Coloro che intendono aderire al regime fiscale da essa stabilito devono formulare le relative domande tramite l’Istituto per le Opere di Religione, entro il termine di 180 giorni dall’entrata in vigore”, ha spiegato ancora la Sala stampa a proposito degli interessati dalla convenzione.

L’accordo siglato il primo aprile di un anno fa dal segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher, e dal ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, stabilisce nel campo dello scambio di informazioni che per la prima volta il Vaticano apra i propri conti al fisco italiano, con una storica apertura rispetto al tradizionale “segreto bancario”.

Inoltre stabilisce le norme con cui i dipendenti vaticani e le istituzioni religiose e d’Oltretevere con sede nel nostro Paese dovranno pagare le tasse all’Italia sui propri conti allo Ior, in sintesi con una cedolare del 20% sugli interessi da capitale. La convenzione prevede, in particolare, un regime di regolarizzazione dei conti correnti detenuti presso lo Ior mediante il pagamento delle sole imposte sulle rendite finanziarie maturate a decorrere, di norma, dal 2009, con l’esplicita estinzione di ogni eventuale sanzione fiscale e penale.

In sostanza, si tratterà di corrispondere un’aliquota pari al 20% sugli interessi (o altre rendite finanziarie quali cedole di obbligazioni, dividendi di azioni societarie, capital gains, ecc.) derivanti dai depositi di contro corrente.

Gli stipendi pagati dagli enti vaticani continuano a restare del tutto esenti da imposte o pesi fiscali in base all’art. 17 del Trattato Lateranense. La convenzione prevede la possibilità di pagare le imposte sulle rendite finanziarie mediante un calcolo e un versamento diretto e automatico curato dallo stesso Ior – che diventa quindi vero e proprio sostituto d’imposta – senza oneri per l’utente vaticano e con l’esenzione di ogni obbligo riguardante la dichiarazione dei redditi.

In sostanza, per i dipendenti e pensionati della Santa Sede, delle istituzioni che ad essa fanno riferimento e dello Stato della Città del Vaticano, e che risiedono in Italia, si è realizzato un adeguamento al sistema italiano per semplificare l’adempimento degli obblighi fiscali, salvaguardando comunque le garanzie esistenti ed eliminando i rischi di penalità.

Per quanto riguarda gli ordini religiosi e gli enti con personalità giuridica canonica o civile vaticana, l’imposta sostitutiva è determinata in un’aliquota del 26 per cento, “che esenta tali soggetti dagli obblighi dichiarativi previsti dalla legislazione fiscale italiana. Resta l’esenzione fiscale per gli immobili extra territoriali.

Per mons. Gallagher, “ministro degli esteri” vaticano, con questa convenzione in materia fiscale “Santa Sede e Italia sono ancora più vicine”. Il ministro Padoan aveva sottolineato all’atto della firma che l’accordo “è un passo avanti importante” che prosegue sulla strada della trasparenza fiscale e “rafforzerà il meccanismo della voluntary disclosure”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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