Il dibattito su “Italofonia e comunità italofone”

Il direttore di Rai Italia Piero Corsini ospite della trasmissione Community
Il direttore di Rai Italia Piero Corsini ospite della trasmissione Community
Il direttore di Rai Italia Piero Corsini ospite della trasmissione Community

ROMA – Nel corso degli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo si è svolto il dibattito dedicato al tema “Italofonia e comunità italofone” che è stato moderato dalla giornalista e conduttrice televisiva della Rai Benedetta Rinaldi.

Ad aprire l’incontro il presidente dell’Associazione Globus et Locus Piero Bassetti che ha spiegato:

– Gli italici sono tutte le persone che per ragioni diverse, perché sono italiani o ex migranti o italiani all’estero o anche sono italofili, fanno parte di una comunità di sentire che è tenuta insieme dal dato fondamentale dell’italofilia, ma soprattutto dal riconoscimento del fatto che nel mondo moderno, dominato dalla mobilità, il territorio non è più il parametro sul quale si manifestano le convivenze perché c’è il web e vi sono le nuove tecnologie che hanno modificato il mondo.

Per Bassetti questa comunità di italici “ è qualcosa di distinto da ciò che è meramente italiano, nel senso della cittadinanza e dell’esperienza dello stato nazionale, è qualcosa con cui noi dovremo fare i conti per utilizzare questa possibilità”.

– Oggi nel mondo – prosegue Bassetti – c’è una richiesta di partecipazione a questa comunità di sentire che è alimentata dall’italofilia al quale noi dovremmo saper dare una risposta più intensa. Qualche volta si chiede anche italofonia, perché in fondo per esprimere questa comunità di sentire la lingua è certamente il mezzo più adatto, ma non è il solo.

Noi non dobbiamo utilizzare la lingua come strumento di potere , dobbiamo imparare ad usare la lingua come uno strumento di aggregazione che coglie questa domanda di partecipazione all’esperienza storica di quello che si è svolto nella penisola. Tutto questo – conclude Bassetti – costituisce quindi una dimensione anche politica di grandissimo interesse, raccordare italofonia con l’italofilia è la sfida del discorso di oggi.

Ha poi preso la parola il consigliere del Cgie Norberto Lombardi che ha che ha evidenziato come nelle comunità italiane all’estero siano in atto dinamiche che portano a differenziare fortemente il nostro retroterra emigratorio.

– Le tradizionali comunità di una volta – ha spiegato Lombardi – non esistono più o vi sono sacche di resistenza limitate, e anche le comunità di origine italiana sono soggette a dinamiche molto profonde a causa del trapasso delle generazioni, dell’avvento di diverse ondate migratorie, dell’arrivo dei protagonisti delle nuove mobilità e per l’avanzamento sociale e culturale che questi hanno avuto. Siamo quindi di fronte ad una platea di protagonisti molto diversificata.

Vi è poi – ha proseguito Lombardi – un processo di trasformazione delle comunità che dipende dalla specificità delle situazioni geopolitiche e dei contesti culturali e linguistici che creano differenze notevoli. L’espressione comunità va quindi intesa solo in senso plurale, prendendo atto di questa diversificazione che è obiettivamente avvenuta e che ci mette di fronte a compiti , soprattutto per gli impegni di natura culturale, di grande intelligenza nella definizione della nostra strategia.

Una diversificazione, quella delle nostre comunità all’estero, che, per Lombardi, non rappresenta una perdita di identità unitaria, ma un vantaggio “perché l’italianità fatta di valori che noi vogliamo trasmettere, spiega il consigliere del Cgie è molto più efficace se diventa una delle forme di ricchezza e di diversità delle società locali”.

Lombardi ha poi precisato come oggi non si possa più avere un rapporto unidirezionale e di tipo italo centrico con le nostre comunità all’estero che ormai sul piano culturale esprimono valori di alta qualità in ambito storiografico, letterario, linguistico cinematografico, musicale e gastronomico. Una realtà verso cui, per Lombardi, è necessario porsi su un piano di parità e di scoperta. Un punto di vista che ci aiuta anche in qualche maniera a svecchiare i nostri canoni di natura culturale.

Lombardi ha infine segnalato la necessità di non parlare solo di integrazione per la collettività dei nuovi italofoni presenti in Italia, ovvero i cinque milioni di immigrati residenti regolarmente, ma di affrontare questo fenomeno anche dal punto di vista delle nostra coesione sociale, della nostra capacità di governare con risposte adeguate una transizione della società che sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Dal canto suo il direttore di Rai Italia Piero Corsini ha ricordato come oggi Rai Italia raggiunga oltre 30 milioni di case in tutto il mondo con un palinsesto composto dal meglio dei programmi della Rai e da alcune trasmissioni autoprodotte. Corsini ha ricordato la necessità di spiegare ai nostri connazionali all’estero, anche a tal fine Rai Italia a promosso una rubrica sulla lingua italiana , alcuni termini italiani che vengono che spesso vengono usati nelle trasmissioni politiche.

Il direttore di Rai Italia ha inoltre sottolineato come le fiction rappresentino uno strumento privilegiato per la diffusione dell’italiano.

– Il tema della creazione di un canale televisivo che si rivolga a chi ama l’Italia, ma non parla l’italiano – ha concluso Corsini – è all’ordine del giorno, ma credo che questa debba essere un’offerta complementare e mai alternativa ad un canale rivolto ai milioni di italici e italiani nel mondo.

Da segnalare inoltre l’intervento del direttore del Museo degli Uffizi Eike Schmidt che parlato della ricchezza della lingua italiana, con tutti i suoi dialetti, e di come il mondo dell’arte sia molto italofono, tanto che ancora oggi l’italiano, insieme all’inglese rappresenta una lingua franca in questo settore.

– In tutta la Germania – ha poi ricordato Schmidt -, vi sono testimonianze dell’ammirazione per l’arte italiana. Senza contare che negli anni cinquanta e sessanta tanti lavoratori italiano sono venuti in Germania avviando un notevole scambio culturale.

Il dibattito si è concluso con le riflessioni dell’italianista Hammadi Agrebi che ha ripercorso la sua esperienza di insegnate in Tunisia dove da 13 anni è docente di lingua italiana. In questo periodo Agrebi ha anche lavorato all’elaborazione del manuale “L’italiano è servito”. Agrebi ha inoltre evidenziato come, vista l’alta concorrenza di altre lingue rispetto alla nostra, sia necessario far capire ai giovani che l’italiano rappresenta anche uno strumento utile all’inserimento nel mondo del lavoro.

(G.M./Inform)

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