Renzi a Bruxelles, l’Europa preoccupa il mondo

Renzi a Bruxelles, l'Europa preoccupa il mondo
Renzi a Bruxelles, l'Europa preoccupa il mondo
Renzi a Bruxelles, l’Europa preoccupa il mondo

BRUXELLES. – L’Europa preoccupa il mondo e per Obama tocca all’Italia e alla famiglia progressista essere il motore del cambiamento dell’Ue. Appena rientrato da Washington, Matteo Renzi arriva a Bruxelles per il vertice europeo. E prima di confrontarsi con gli altri 27 leader sui temi dell’immigrazione e del rapporto con la Russia, fa un discorso (che la capogruppo Patrizia Toia definisce “da statista”) agli europarlamentari del Pd riuniti in un albergo vicino alla sede del Consiglio europeo.

Ma la missione più importante per Renzi è mettere al sicuro la manovra appena varata e che ha già sollevato i dubbi di Bruxelles. Senza una svolta entro il fine settimana, già lunedì l’Italia potrebbe vedersi recapitare il primo avvertimento della Commissione. Per questo è probabile che il premier si confronterà direttamente con Jean Claude Juncker.

La nuova direzione per l’Europa, spiega Renzi ai suoi, si deve impostare entro l’appuntamento di marzo a Roma per il 60/o anniversario del primo Trattato europeo. Tre i pilastri della nuova strategia: discontinuità delle politiche economiche europee per chiudere la stagione dell’austerity facendo leva anche sul pressing intellettuale aperto dallo stesso Obama, poi costruzione dell’identità europea con una serie di iniziative culturali e concreto sviluppo dell’Europa sociale.

Nell’incontro con gli europarlamentari “non si è parlato degli zerovirgola”, racconta il presidente della commissione Econ dell’Europarlamento Roberto Gualtieri, ma “dei grandi temi” europei. Con il referendum sullo sfondo, considerato “un passaggio importante, oltre che per il merito anche perché ci rende più forti nella nostra battaglia di cambiamento sull’Europa”, aggiunge Gualtieri.

Ai parlamentari ‘dem’ il premier racconta che, dopo la Brexit, era convinto che l’uscita della Gran Bretagna sarebbe stata un’occasione di rilancio, mentre invece c’è stata una marcia indietro tra l’incontro di Ventotene, che aveva fatto pensare ad un rilancio, ed il fallimento del vertice informale di Bratislava. Palazzo Chigi smentisce invece altre ricostruzioni secondo le quali per Barack Obama l’Europa in crisi sarebbe un dossier ancora più preoccupante della Siria.

Nella prima parte del vertice si discute di immigrazione. I primi cinque ‘migration compact’ con Senegal, Niger, Mali, Nigeria ed Etiopia sono già stati avviati da Federica Mogherini (con impegni per 414 milioni di euro, l’apertura dei primi uffici Ue ed i passaggi da Niger a Libia attualmente già al più basso livello dell’anno) ed il presidente del Pse chiede che “entro la fine dell’anno” la Commissione europea faccia la prima valutazione.

Per l’Italia, dopo il “passo falso di Bratislava”, gli impegni nella bozza di conclusioni sono un “primo passo”, ma è da riaffermare con forza il principio che solidarietà e responsabilità nella gestione dei rifugiati devono andare di pari passo, mettendo in archivio la “solidarietà flessibile” enunciata dal gruppo di Visegrad a metà settembre. Il tema dei rapporti con la Russia invece si discute nella cena a porte chiuse.

Il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, arrivando al summit ha sostenuto che la Ue “deve tenere aperte tutte le opzioni, incluse le sanzioni se continuano i crimini in Siria, ad Aleppo”. Theresa May, al primo vertice da premier della Brexit, si è allineata con gli altri 27 per “mostrare una posizione ferma e unita nei confronti dell’aggressione russa”.

Ma se è probabile che a breve arrivino ulteriori misure sul regime di Damasco, è da escludere che si arrivi all’unanimità su altre sanzioni economiche contro Mosca. Nel consiglio Esteri di lunedì Paolo Gentiloni le ha definite “non realistiche” anche perché avrebbero efficacia “in anni, non in settimane” e non potrebbero aiutare oggi la gente di Aleppo.

(di Marco Galdi e Chiara De Felice/ANSA)