Cent’anni di carcere ai giornalisti, l’allarme di Ossigeno

Cent'anni di carcere ai giornalisti, allarme Ossigeno
Cent'anni di carcere ai giornalisti, allarme Ossigeno
Cent’anni di carcere ai giornalisti, allarme Ossigeno

ROMA. – Una tassa sull’innocenza e sulla professionalità. Così è stato definito, nel corso del convegno organizzato da Ossigeno per l’informazione a Palazzo Madama in occasione della Giornata Onu per mettere fine all’impunità per i reati contro la stampa, il conto che ogni anno sono costretti a pagare i giornalisti italiani: migliaia di querele infondate, anni e anni di processo e spese legali da sostenere e decine di milioni di risarcimento danni richiesti. I dati emergono dal dossier ‘Taci o ti querelo’ che l’associazione ha messo a punto grazie ai dati forniti per la prima volta dal ministero della Giustizia.

L’attesa del processo dura in media da due a sei anni, con l’incubo di una condanna che arriva solo tre volte su dieci, ma quando arriva, una volta su tre prevede il carcere, con condanne che in media non superano dodici mesi di reclusione e che, complessivamente, nel 2015 hanno cumulato 103 anni di detenzione.

Un dato definito “piuttosto grave” dal presidente del Senato, Pietro Grasso. “Si potrebbe obiettare che quasi nessun giornalista finisce poi effettivamente in carcere, ma – ha spiegato -, a mio parere, anche solo subire una condanna di questo genere è profondamente lesivo della libertà di espressione, diritto universalmente riconosciuto”.

“I numeri ci dicono, purtroppo, che c’è un forte contenzioso giudiziario. Legittimo, sia chiaro, ma che per le dimensioni che assume desta non poche preoccupazioni”, ha sottolineato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, auspicando un maggior impegno “per il rafforzamento delle tutele”.

“E’ bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità – ha aggiunto il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava -. Non c’è alcuna tutela reale per i giornalisti e le decine di mozioni e atti politici depositati presso organizzazioni internazionali in difesa della libertà di stampa rischiano di rimanere una pura aspirazione”.

I dati, emersi nel primo dei quattro giorni di iniziative organizzati da Ossigeno (il dossier sarà illustrato domani alle 13 nella Sala Stampa della Camera dei Deputati), superano ogni precedente previsione: ogni anno in Italia 5125 procedimenti penali, nati in seguito a una querela per diffamazione a mezzo stampa, si concludono accertando che si trattava di querele infondate, presentate soltanto per mettere il bastone tra le ruote ai cronisti. Sono il 70 per cento del totale.

Inoltre vengono avviate presso i tribunali civili 911 cause per danni. La richiesta media è molto alta: 50 mila euro. In totale vengono richiesti risarcimenti per 45,6 milioni di euro. Una somma enorme. Molto alta anche la cifra per difendersi in questi processi.

Ogni anno giornalisti ed editori spendono 54 milioni di euro per spese legali. “Si spera che analizzando questa drammatica fotografia della realtà – ha sottolineato il direttore di Ossigeno, Alberto Spampinato -, i legislatori prendano finalmente le decisioni conseguenti, varino le misure necessarie per impedire questa marea di abusi, per difendere attivamente il diritto di esercitare la libertà di stampa e di espressione, sancita dall’art.21 della Costituzione, per punire chi deliberatamente cerca di impedirlo”.

“Ci misuriamo costantemente con chi non vuole sentire”, ha aggiunto il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino, riferendosi alla classe politica che “non è estranea” all’immobilismo legislativo in materia di tutela verso i giornalisti.

(di Michele Cassano/ANSA)

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