CARACAS – Il mondo dello sport, ma sopratutto quello del baseball è pieno di aneddoti con maledizioni e tabù da sfatare. La presunta maledizione della capra per i Chicago Cubs e la ex maledizione dei perdenti nati per gli Indians, anzi per la cittá di Cleveland. Ma nel giro di pochi giorni, tempo che finisca la World Series che parte questa sera alle 20:08 ora di Caracas, un tema pluridecennale verrà reso privo di qualsiasi significato.
Nello sport a stelle e strisce quella più famosa in assoluto è la maledizione del bambino, dove il bambino era un certo Babe Ruth, uno dei piu famosi peloteros della storia, che per quasi 85 anni ha impedito ai Boston Red Sox di vincere il campionato americano di baseball. Ma proprio dal baseball viene forse la maledizione più lunga dello sport, che rischia di cadere quest’anno. La maledizione della capra.
In questo articolo vi racconteremo com’é nata questa storia che ha come protagonista i Chicago Cubs. L’ultima volta che la squadra della cittá dei venti partecipó alle World Series fu nel mese d’ottobre del 1945, giocavano contro i Detroit Tigers. Qui comincia la storia della capra e dei Cubs, Billy Sianis, immigrato greco proprietario di un ristorante che si trovava vicino al Wrigley Field, comprò due biglietti per la gara 4 delle World Series. Uno per lui, l’altro per la sua amatissima ed inseparabile capra.
Nonostante il biglietto regolarmente acquistato, però, il quadrupede non poté entrare. “No signore, gli animali non possono entrare qui” tuonó il portinaio all’ingresso del Wrigley Field. Ma Billy era convinto che la sua capra avrebbe aiutato i Cubs e cercava di spiegarlo all’ingresso del recinto sportivo, ma senza successo. Il buon Billy si allontanò dallo stadio lanciando l’anatema: avete osato cacciare la mia capra? Bene, non vincerete mai più il campionato.
Giorni dopo Billy nel suo locale, parlando della gara, raccontò ai clienti la sua esperienza. Ovviamente era infuriato non solo per il mancato ingresso, ma anche per il ko subito dai Cubs. L’ultima vittoria alle World Series della squadra di Chicago risale al 1908, proprio contro i Tigers. E da allora è nata la leggenda nota come “The curse of the Billy Goat”.
Il ristorante di Billy existe ancora, adesso si chiama The Billy Goat Tavern, il proprietario è Sam Sians, nipote del vecchio Billy. Sam spera che un giorno questa ‘maledizione’ finisca, cosi il nome di suo zio non verrá tirato in ballo ogni volta che si parla dei Cubs e delle World Series.
Per chi pensasse che la maledizione é solo uno scherzo, il bello è che nemmeno la presenza di grandi giocatori ha mai più permesso alla squadra di arrivare in finale, e nel 2003 il disastro: un tifoso, Steve Bartman, tentando di prendere una pallina ostacolò un giocatore di Chicago, che non riuscì ad eliminare un avversario, l’inning proseguì e Miami vinse. Altrettanto nella partita successiva e così fu il Miami ad arrivare alla World Series.
Ma la maledizione si vince anche seguendo l’esempio degli altri Cubs: con un grande allenatore dal cuore leggero come Joe Maddon, con giocatori spettacolari come Kris Bryant, terza base e candidato Mvp, il prima base italo-americano Anthony Rizzo – lo scorso anno spuntato anche a Piazza San Pietro a vedere il Papa – e l’interbase Addison Russell, giovani e motivati. E la capra quest’anno ha iniziato a tremare.
Sull’altra sponda, per il Cleveland il discorso è più lieve, quasi scomodo: nessuna maledizione vera (o finta, come in fondo è quella dei Cubs), e se mai ci fosse stata ci hanno pensato i Cavs a smantellarla lo scorso giugno nel basket, ma prima di quel drammatico 4-3 a Golden State erano 52 anni che in città non si vinceva nulla, e le delusioni erano state tante.
Per gli Indians, le World Series perse nel 1995 e 1997, con il poco lusinghiero record, nel primo caso, di essere l’unica squadra ad aver perso una gara 7 in cui era in testa al nono inning. Poi possiamo aggiungere le delusini nei diversi sport come nel football americano coi i Browns e la pallacanestro.
Una cosa é sicura, qualsiasi delle due squadre con una vittoria sfaterá un tabù e manderá in tripudio migliaia di tifosi in giro per il mondo.
(Fioravante De Simone)