Usa 2016: Trump in rimonta. Da Wikileaks ombre su Obama

Donald Trump (Foto:Lapresse)
Donald Trump (Foto:Lapresse)
Donald Trump (Foto:Lapresse)

WASHINGTON. – Donald Trump si concede il lusso di una breve pausa nella campagna elettorale per l’inaugurazione del suo mega hotel a Washington ad un miglio dalla Casa Bianca, criticato dagli esperti come una perdita di tempo in uno spot aziendale avendo a disposizione solo 13 giorni per recuperare lo svantaggio su Hillary Clinton. Ma lui lo trasforma in uno spot politico per le tv, additandolo come esempio di possibile buon governo per avere terminato l’albergo con tempi e soldi inferiori al previsto.

Ed oggi la media dei sondaggi di RealClearPolitics lo dà in rimonta a -4,4% (due giorni fa era a -6%), con un margine di errore di poco inferiore. Le ultime rilevazioni non sono un bel regalo per il 69/mo compleanno della candidata democratica, che oggi aveva postato su Twitter una foto in bianco e nero di quando era bambina augurando ”Happy birthday to this future president”.

L’ex segretario di stato sta perdendo quota in alcuni swing state, compresa la cruciale Florida, dove sta facendo campagna e dove secondo l’ultimo sondaggio di Bloomberg il tycoon è avanti di 2 punti (45% a 43%). Non sono buone notizie neppure quelle che arrivano dalle ultime rivelazioni di Wikileaks sul server private usato dall’allora segretario di stato, che gettano ombre anche su Obama.

Dall’ennesima tranche di email hackerate di John Podesta, presidente della campagna di Hillary, emerge che nel marzo 2015 i più stretti collaboratori della Clinton erano preoccupati per le ripercussioni dell’emailgate, dopo che il presidente aveva sostenuto di aver appreso dell’uso dell’indirizzo di posta privato di Hillary Clinton ”come tutti gli altri, dalla stampa”. Invece non era così.

”Dobbiamo fare pulizia, lui ha email di lei che non hanno l’indirizzo state.gov”, scrisse a Podesta Cheryl Mills, una dei consiglieri della Clinton. Due giorni dopo il portavoce di Obama, John Earnest, tentò di chiarire le parole del presidente, sostenendo che il capo della Casa Bianca aveva sì scambiato delle email attraverso quell’account privato ma non era a conoscenza dei dettagli su come l’indirizzo email e il server fossero stati impostati o su come l’allora segretario di stato e il suo team intendessero attenersi al Federal Records Act.

Tesi ribadita nel briefing con la stampa. Poco gradevole anche un’altro carteggio, in cui Neera Tanden, una consigliera della Clinton, si lamenta con Podesta del fatto che la Mills e altri membri dell’entourage dell’ex segretario di stato non avessero affrontato la questione 18 mesi prima: ”immagino di sapere la risposta. Volevano farla franca”.

Nel percorso minato sino alla Casa Bianca, l’ex first lady ha trovato un altro ostacolo: l’annuncio governativo che nel 2017 i costi di un’assicurazione sanitaria dell’Obamacare cresceranno in media del 25%. Una impennata imbarazzante sullo sfondo di una campagna dove la riforma sanitaria di Obama resta uno dei temi più dibattuti e controversi, con Donald Trump che promette di cancellarla e Hillary Clinton costretta ad ammettere che sono necessari degli aggiustamenti.

A confortare la nominee democratica è il disgelo con i millennials: stando a un sondaggio dell’Harward Institute of Politics, il 49% dei giovani tra i 18 e i 29 anni voteranno per lei, contro il 21% per Trump. Un distacco di ben 28 punti, che alimenta le sue possibilità di infliggere al rivale la più cocente sconfitta della sua vita.

Una prospettiva intollerabile, come ha rivelato oggi il Nyt esaminando la più lunga intervista biografica concessa dal tycoon nel 2014, per un uomo fissato con la sua celebrità, orgoglioso dei suoi successi, sempre circondato da folle adoranti, ma timoroso di perdere il suo status, di venire dimenticato. Tanto più per mano di una donna.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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