Emoji entrano al MoMa, cultura internet sempre più arte

Members of a flashmob wear Emoji-masks as they demonstrate in front of EU headquarters in Brussels on Tuesday, Aug. 30, 2016. The flashmob gathered activists calling on EU regulators to keep the internet free and open. (ANSA/AP Photo/Virginia Mayo) --------------------------------------------------------------------------------------------
Members of a flashmob wear Emoji-masks as they demonstrate in front of EU headquarters in Brussels on Tuesday, Aug. 30, 2016. The flashmob gathered activists calling on EU regulators to keep the internet free and open. (ANSA/AP Photo/Virginia Mayo)  --------------------------------------------------------------------------------------------
Members of a flashmob wear Emoji-masks as they demonstrate in front of EU headquarters in Brussels on Tuesday, Aug. 30, 2016. The flashmob gathered activists calling on EU regulators to keep the internet free and open. (ANSA/AP Photo/Virginia Mayo)
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NEW YORK.- Gli emoji entrano al MoMa. E tutti i cellulari del mondo entrano in possesso di un pezzettino di arte moderna. Il Museum of Modern Art acquista il set originale di 176 emoji per la sua collezione permanente, riconoscendo ufficialmente l’idea che la cultura di internet è un grande progetto di collaborazione artistica che appartiene a tutti e a nessuno. Ricordando allo stesso tempo anche gli interessi aziendali che questo comporta.

I glifi acquistati dal Moma erano stati disegnati per la giapponese NTT DoCoMo e lanciati nel 1999, affermandosi come i primi simboli pittografici a farsi strada nelle comunicazioni mobili. Ma da allora ci sono voluti altri dieci anni prima che diventassero un fenomeno sociale. E’ stato grazie ad Apple che gli emoij si sono imposti, quando sono stati integrati nell’iPhone nel 2011 e hanno iniziato la loro corsa.

A disegnare gli emoji originali acquistati dal MoMa è stato Shigetaka Kurita. Si trattava di simboli composti da linee rudimentali, 12 pixel per 12 pixel, e disponibili in sei colori. L’insieme di linee rendeva alcuni simboli illeggibili, e il loro mistero è stato rivelato solo grazie all’aiuto di un ‘traduttore’. Nonostante tutto hanno gettato le basi per la loro evoluzione, lasciando intravedere barlumi della bizzarra mimica emotiva e figurativa che domina ora la cultura degli emoji online.

Molti degli emoji originali traggono ispirazione dal manga, le storie a fumetti giapponese. Ma non erano creati per facilitare la connessione fra le persone. L’obiettivo era infatti quello di consentire alle aziende di raggiungere i potenziali clienti. DoCoMo li usava infatti per inviare ai clienti informazioni meteorologiche, indirizzandoli presso negozi locali per acquistare ombrelli o creme per la protezione solare contro l’eventuale maltempo o bel tempo.

Con l’aggiunta degli emoji cresce la collezione degli oggetti digitali del MoMa, che include il simbolo @ e alcuni videogiochi. Gli emoji saranno in mostra nel museo da dicembre, nella lobby su un display che incorpora grafiche 2-D e animazione.

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