Come un uragano il terremoto travolge le Marche “nascoste”

I danni subiti dal campanile di Camerino
I danni subiti dal campanile di Camerino
I danni subiti dal campanile di Camerino

MACERATA. – Il terremoto del 24 agosto scorso e quello di ieri hanno rivelato, in modo traumatico, le Marche ‘nascoste’, dove bellezza dei luoghi, patrimonio d’arte ed economia ‘piccola’ ma di qualità hanno forse poca visibilità mediatica ma sono da sempre apprezzati per quel valore aggiunto che è la carta vincente della regione.

Le scosse recenti hanno imperversato in un territorio, il Maceratese, speculare all’ altro, l’Ascolano, le due facce dei Sibillini, dove il turismo di ritorno è caratteristica essenziale, perché i marchigiani residenti nell’entroterra montano sono in gran parte emigrati altrove in Italia e specialmente nella capitale.

I paesi che ricadono nell’ultimo ‘cratere’ sismico si sono fatti strada nel mondo con prodotti artigianali di nicchia, come il ciauscolo (famosi quelli di Visso e di Sarnano), l’insaccato spalmabile che ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione geografica protetta ed è particolarmente apprezzato dai tedeschi, e i salumi in generale, anche al tartufo, come quelli di Castelsantangelo sul Nera.

La zona è nota anche per la presenza di una distilleria storica, la Varnelli di Pievebovigliana, con sede produttiva a Muccia, la più antica casa liquoristica marchigiana (è stata fondata nel 1868) che deve la sua fama, in particolare, a un liquore di anice secco. Diversi anche i pastifici e le piccole industrie casearie.

Un paradiso enogastronomico che ha saputo fidelizzare clienti-turisti delle regioni limitrofe ma non solo. Il turismo vero e proprio è quello di ritorno (molte le seconde case), d’estate, mentre d’inverno la zona può contare sulla stagione sciistica, da Pintura di Bolognola a Frontignano di Ussita.

Ma la vera ‘industria’ è l’Università di Camerino, uno degli atenei più antichi d’Italia e del mondo, fondata come studium generale nel 1336. Con una vocazione, da sempre, tecnico-scientifica, e sempre più aperta alle sfide internazionali, oggi ha raggiunto i 9.000 studenti, 8.000 tra lauree e lauree specialistiche. Per metà provengono dalla regione, per metà dal resto d’Italia, mentre 900 sono stranieri, che arrivano nel piccolo centro dell’entroterra maceratese da ben 56 Paesi del mondo.

Ora, dopo le ultime scosse di terremoto, l’attività dell’Ateneo è bloccata e gli studenti stanno lasciando la città. Non nasconde le sue preoccupazioni il rettore Flavio Corradini, che oggi, nell’incontro a Camerino con il premier Renzi, il capo della Protezione civile Curcio, il commissario Errani, e il governatore Ceriscioli ha confessato, rivolto al presidente del Consiglio:

“Lei non sa con che animo ieri sera ho guardato centinaia di ragazzi con il trolley lasciare la città. Dobbiamo farli tornare immediatamente. Fermare l’università significa rallentare tutta l’attività economica di un territorio”.

E l’Università camerte è un’ ‘azienda’ veramente dinamica. Basti pensare che solo pochi giorni fa è entrata anche in una conceria. Per la prima volta in Italia un centro di ricerca e sviluppo di taglio universitario è stato infatti allestito all’interno di un’azienda conciaria, a Tolentino, dove la storica Conceria del Chienti ha inaugurato il Laboratorio R&D Pellami nato dalla sinergia con Unicam.

(di Anna Maria Danese/ANSA)