Governo non arretra. Aggiustamento dei conti sarà più graduale ma pareggio resta al 2019

Governo non arretra. Aggiustamento dei conti sarà più graduale ma pareggio resta al 2019
Governo non arretra. Aggiustamento dei conti sarà più graduale ma pareggio resta al 2019
Governo non arretra. Aggiustamento dei conti sarà più graduale ma pareggio resta al 2019

ROMA. – Il governo italiano non molla e difende la sua linea in Europa. Le spese per far fronte all’emergenza migranti e per mettere in sicurezza il territorio di fronte al rischio sismico, sotto gli occhi di tutti dopo le ultime scosse in Centro Italia, sono da considerarsi “circostanze eccezionali” e, come tali, possono “largamente” spiegare lo scostamento di bilancio rispetto ai target e spingere quindi il deficit oltre il livello concordato con l’Ue.

La lettera di risposta del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ai rilievi avanzati da Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis solo due giorni fa, si concentra ancora una volta proprio sui dettagli di queste voci, motivando esattamente perché il governo ritiene, con la legge di bilancio, di rispettare in pieno le regole europee. E perché non intende modificare i saldi stabiliti.

Migranti e sisma sono due spese che, nei calcoli del governo già presentati a Bruxelles con il Documento programmatico di bilancio, valgono lo 0,4% del Pil. Per questo l’anno prossimo il deficit nominale arriverà al 2,3% contro l’1,9% indicato fino a pochi mesi fa in accordo con la Commissione. Le stesse spese extra influiscono anche sul deficit strutturale, il vero parametro che interessa Bruxelles e che rappresenta l’oggetto del contendere del dialogo tra le parti.

L’economia italiana sta ancora vivendo condizioni cicliche di difficoltà, esordisce Padoan nella lettera, e questo suggerisce “un più graduale aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine” che comunque, assicura il ministro, “rimane il pareggio strutturale nel 2019”. Ma è soprattutto sugli sbarchi e sull’accoglienza dei rifugiati che il titolare del Tesoro insiste per convincere la Commissione.

“Il numero dei migranti in arrivo in Italia nel 2016 è oltre tre volte quello del 2013 e ancora più alto del 2011-2012, il periodo seguente alla Primavera Araba”, sottolinea Padoan. Le spese per le operazioni di salvataggio, prima assistenza e cure sanitarie, protezione ed educazione per oltre 20 mila minori non accompagnati sono stimate complessivamente in 3,3 miliardi di euro nel 2016 e a 3,8 miliardi nel 2017 (0,22% del Pil), scrive ancora il ministro non spostandosi di una virgola rispetto a quanto già messo nero su bianco nel Documento programmatico.

Ma la gestione dei confini europei, insiste stavolta con tono quasi categorico, “dovrebbe essere un problema di responsabilità comune”. Concetto che, evidentemente, considerando i contributi Ue di appena un centinaio di milioni, non viene, almeno finanziariamente, condiviso.

Problema non secondario è quello della messa in sicurezza del territorio e di 42 mila scuole post sisma. Alla luce dell’impatto “distruttivo” dei terremoti e della “sofferenza” causata alla popolazione, spiega Padoan, il governo intende portare avanti, in modo più rapido e incisivo rispetto al passato, un ulteriore programma antisismico, del valore di 2,8 miliardi.

Una disamina a cui va peraltro aggiunto anche il tentativo italiano e di altri Paesi membri di fare breccia nella Commissione per rivedere il metodo di calcolo dell’output gap. Posta complicatissima, ma che permetterebbe all’Italia di guadagnare posizioni nella partita a scacchi con la Commissione.

Padoan chiede una soluzione con “urgenza”, perché basando le analisi sulla politica di bilancio “su stime di crescita potenziale alternative, la strategia di bilancio italiana per il 2017 apparirebbe sotto una luce ben diversa”. Il giudizio definitivo della Commissione arriverà ora il 16 novembre, ma a mancare ancora – in Italia – è il testo definitivo della manovra.

Il provvedimento è alle battute finali al Ministero dell’Economia. Entro il fine settimana dovrebbe passare al Quirinale per il nulla osta del presidente della Repubblica, per poi essere trasmesso alle Camere. Non e’ escluso che tutto l’iter possa concludersi proprio entro il weekend, ma a Montecitorio c’è chi non se lo aspetta prima di lunedì.

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