Grande Guerra, le Camere divise sulle “vittime Cadorna”

Grande Guerra, Camere divise su "vittime Cadorna"
Grande Guerra, Camere divise su "vittime Cadorna"
Grande Guerra, Camere divise su “vittime Cadorna”

ROMA. – A distanza di 100 anni dalla Grande Guerra, in Italia ancora non si è raggiunta “una memoria condivisa”. L’affermazione del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri sintetizza al meglio il braccio di ferro che si sta consumando in questi giorni tra Camera e Senato per tentare di rendere giustizia, con un provvedimento di legge, alle cosiddette “vittime di Cadorna”, cioè a quei soldati che vennero fucilati per ordine del loro stesso esercito solo per reati disciplinari (per i quali non era prevista la pena di morte) o perché misero in discussione l’ordine dei superiori di continuare ad assaltare postazioni difese di tutto punto dai nemici evitando così inutili massacri. Come avvenne con la Brigata Catanzaro.

A Montecitorio, il 23 maggio dello scorso anno, proprio il giorno prima della ricorrenza dell’entrata in guerra, venne approvato all’unanimità un disegno di legge per riabilitare quei soldati. Ora, a distanza di oltre un anno, al Senato quel testo non riesce a passare. Anzi, la commissione Difesa presieduta da Nicola Latorre (Pd), lo riscrive di tutto punto sopprimendo norme come quella che dava la possibilità alla magistratura di riaprire quei processi sommari per eventualmente assolvere, almeno alla memoria, militari fucilati solo per dare “l’esempio” e costringerli, come venne scritto in una delle famigerate Circolari Cadorna, a continuare a dare l’assalto.

“Il superiore – si legge nella circolare più nota di Cadorna che sarebbe stata ispirata dal consigliere psicologico del generale Padre Agostino Gemelli – ha il sacro diritto e dovere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacchi. Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria, subentrerà inesorabile quella dei tribunali militari”.

La carneficina “domestica” che ne seguì, raccontano alcuni degli 11 deputati che hanno firmato un appello ai colleghi senatori affinché non cambino il ddl e lo approvino al più presto, fu feroce: 705 fucilati e centinaia di decimati.

Ma al Senato il ddl non sembra destinato a vedere la luce in tempi brevi visto che, secondo quanto si apprende, “non verrà certo esaminato prima del referendum” e non è stata concessa la sede legislativa alla commissione per la contrarietà di Forza Italia (serve l’unanimità per ottenerla).

Sempre secondo quanto si apprende, infatti, “in ambienti dello Stato maggiore non si accetterebbe l’idea di una magistratura che possa mettere ora in discussione le decisioni militari dell’epoca” andando contro quelli che sono “lo spirito e la disciplina militare”.

Tra le novità al testo che si vorrebbero introdurre al Senato c’è la frase secondo la quale si potrebbe offrire il “proprio commosso perdono a chi pagò con la vita il cruento rigore della giustizia”. Ecco, spiega uno degli 11 deputati, “dietro la parola “rigore” si nasconde la giustificazione di questa decimazione” e ci farebbe passare “per dei nazisti visto che sono le stesse giustificazioni che si portarono al processo di Norimberga”.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)

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