Authority conti, in Italia resta elevata la differenza di genere

Authority conti, in Italia resta elevato gap genere (AFP PHOTO THOMAS SAMSON )
Authority conti, in Italia resta elevato gap genere  (AFP PHOTO THOMAS SAMSON )
Authority conti, in Italia resta elevato gap genere
(AFP PHOTO THOMAS SAMSON )

ROMA. – Sotto occupate, con carriere poco esaltanti, spesso relegate in part time non volontari e alle prese con un sacco di lavoro non pagato. Le cose cambiano ma non abbastanza in fretta sul fronte del divario di genere in Italia, con il nostro che resta “uno dei Paesi avanzati dove le diseguaglianze di genere sono più ampie” ed in particolare, proprio nel mercato del lavoro con il più basso tasso di attività delle donne nella Ue a 28 dopo Malta.

A certificare ancora una volta il gap femminile è l’Upb con un focus specifico realizzato dopo la recente introduzione del bilancio di genere nell’ordinamento italiano. Qualcosa è cambiato, le donne italiane sono oggi più tutelate sotto il profilo legislativo e più rappresentate e L’Authority rileva che sotto il profilo retributivo in Italia il gap non è più così elevato: il 6,5% nel settore privato, contro il 16,1% della media della Ue a 28.

Ma, per quanto riguarda il mercato del lavoro (dati 2014) siamo ancora indietro: la partecipazione femminile (15-64 anni) nei paesi Ocse è del 67,2%, in Italia del 55,2%; il tasso di occupazione che nell’Ocse è del 61,5% in Italia arriva al 47,5%.

Forte anche il ricorso al part time -con una quota del 32,9% contro la media Ocse del 28,2%: uno strumento questo che, rileva l’Upb, può favorire la conciliazione con il lavoro domestico ma può anche implicare una ghettizzazione in percorsi che implicano retribuzione, occasioni di formazione e promozione, sicurezza del lavoro e accesso alle tutele previdenziali minori.

Un altro nodo resta la segmentazione del mercato del lavoro, sia “orizzontale” (la tendenza delle lavoratrici a concentrarsi in alcuni settori, in particolare i servizi, e nel pubblico impiego), sia “verticale” (le donne tendono ad avere un percorso di lavoro più piatto, e a guadagnare meno).

Negli ultimi anni è aumentata la presenza delle donne in Parlamento (raggiungendo il 30 per cento), grazie alla legislazione sull’equilibrio di genere, ma rimane bassa la partecipazione nelle posizioni decisionali a livello di governo locale. È cresciuta invece la presenza nei consigli di amministrazione delle imprese quotate e a partecipazione pubblica (dal 4,5 per cento del 2004 al 27,6 del 2015).

Nota dolente il lavoro non pagato: in media le donne nell’OCSE vi dedicano un tempo doppio degli uomini, in Italia più del triplo. Per quanto riguarda le tutele infine. in Italia le normative e le politiche sono avanzate per quanto riguarda il contrasto alle discriminazioni, i congedi parentali le quote “rosa” ed il sistema fiscale anche se i meccanismi agevolativi potrebbero essere ripensati, nell’ambito di una riflessione sull’equilibrio

(di Monica Paternesi/ANSA)

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