Usa 2016: balzo dell’economia Usa, una spinta per Hillary

Balzo dell'economia Usa, una spinta per Hillary
Balzo dell'economia Usa, una spinta per Hillary
Balzo dell’economia Usa, una spinta per Hillary

NEW YORK. – L’economia americana torna a ruggire. E non è solo il Wall Street Journal a enfatizzare l’inatteso rimbalzo del pil statunitense nel terzo trimestre dell’anno: un +2,9% che va ben oltre le attese. La ripresa non correva così veloce da due anni, con gli Usa che si ripropongono in questa fase di incertezza ancora una volta come locomotiva dell’economia globale.

E a sorridere è soprattutto Hillary Clinton, visto che il dato cade a 12 giorni dalle elezioni per la Casa Bianca e di fatto dà ragione alle politiche economiche portate avanti dall’amministrazione Obama. Politiche più puntate sulla crescita che sulle misure di austerity, secondo una linea che il presidente americano uscente avrà modo di ribadire a Berlino nel corso del vertice di addio con i principali leader europei, da Angela Merkel a Francois Hollande, da Matteo Renzi a Theresa May. Vertice in programma il 16 novembre.

Difficile dire con esattezza quanto il buon risultato dell’economia Usa peserà effettivamente sul voto degli americani. Ma non c’è dubbio che la candidata democratica potrà sfruttare il balzo del pil come arma in più negli ultimi giorni di campagna elettorale. Anche se un altro dato, l’indice Michigan che misura la fiducia dei consumatori, a ottobre ha fatto registrare un netto calo rispetto al mese precedente. Segno che ancora gli americani non si fidano del futuro, oppure semplicemente attendono di vedere come l’8 novembre finirà la corsa delle presidenziali.

Ancor più nell’immediato, però, gli occhi sono puntati sulla Federal Reserve, il cui braccio operativo (il Fomc) si riunirà l’1 e il 2 novembre, ad appena sei giorni dal voto. Sarà interessante vedere se la banca centrale guidata da Janet Yellen deciderà in quell’occasione l’atteso rialzo dei tassi, anche alla luce degli ultimi positivi dati sul mercato del lavoro, con 156 mila nuovi posti creati a settembre e un tasso di disoccupazione al 5%. Oppure se, proprio per l’eccessiva vicinanza all’Election Day, si opterà per una nuova stretta monetaria nell’ultima riunione dell’anno, a dicembre, quando l’America avrà già votato un nuovo presidente.

Intanto la Casa Bianca si gode un risultato che nemmeno gli analisti si aspettavano, puntando al massimo su un +2,5-2,6% dopo la fiacca crescita degli ultimi trimestri, col pil che non era andato oltre l’1,5%. A lanciare la forte ripresa nell’ultimo trimestre – sottolinea Jason Furman, consigliere economico di Barack Obama – sono stati soprattutto il boom delle esportazioni (+10%) e l’aumento della spesa per i consumi. Ma anche il prezzo del petrolio ha fatto la sua parte.

E mentre Wall Street reagisce positivamente con i principali indici tutti in rialzo a tre ore dalla chiusura delle contrattazioni, le Borse europee archiviano la settimana contrastate, con Piazza Affari (-0,6%) e Francoforte in rosso e Parigi e Londra in territorio positivo.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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