Arrestato direttore del giornale Cumhuriyet, Erdogan soffoca la stampa

La redazione di Cumhuriyet e il direttore Murat Sabuncu arrestato dalla polizia di Erdogan
La redazione di Cumhuriyet e il direttore Murat Sabuncu arrestato dalla polizia di Erdogan
La redazione di Cumhuriyet e il direttore Murat Sabuncu arrestato dalla polizia di Erdogan

ISTANBUL. – “Perché mi arrestano? Lavoro a Cumhuriyet. Non basta?”. Mentre i poliziotti lo portano via, l’editorialista veterano del maggiore quotidiano di opposizione laica in Turchia, il 75enne Aydin Engin, commenta amaro. Nell’ennesimo lunedì nero per la stampa turca, con lui sono finiti in manette altri 11 reporter del giornale, compreso il direttore Murat Sabuncu, accusati di sostegno alle “organizzazioni terroristiche” di Fethullah Gulen e Pkk e presunte “irregolarità” nell’elezione del consiglio direttivo. Almeno altri 4 tra giornalisti e amministratori sono nella lista dei ricercati. A poche ore dalla chiusura per decreto di altri 15 media curdi, arriva un nuovo colpo alla stampa di opposizione, che scatena forti allarmi anche a livello internazionale. Per il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, “è l’ennesima linea rossa attraversata in Turchia contro la libertà di espressione. Cumhuriyet non è soltanto un altro giornale indipendente: è il più antico giornale laico nel Paese, un’istituzione della Repubblica”. E’ dura anche Amnesty International, secondo cui in la stretta contro “l’unico giornale di opposizione a larga diffusione rimasto rientra nel tentativo sistematico di silenziare tutte le voci critiche”. Per Cumhuriyet, è un destino che sembrava scritto. Lo storico giornale dell’intellighenzia turca, diventato la bestia nera del presidente Recep Tayyip Erdogan con lo scoop sul passaggio di armi degli 007 in Siria, è l’ultima vittima della repressione dopo il fallito golpe del 15 luglio. Tra i ricercati dalla polizia c’è anche l’ex direttore Can Dundar, riparato in Germania dopo 3 mesi di carcere e una condanna in primo grado a 5 anni per rivelazione di segreto di stato. La polizia ha perquisito la sua abitazione davanti alla moglie Dilek, a cui era già stato ritirato il passaporto. “Mi sento dentro una delle mie caricature. Come spiegheranno al mondo tutto questo?”, dice incredulo Musa Kart, storico vignettista del giornale, mentre viene arrestato davanti alla redazione di Istanbul, dove fino a sera hanno manifestato centinaia di persone, tra cui diversi deputati di opposizione. Per il partito socialdemocratico Chp, da sempre vicino a Cumhuriyet, Erdogan sta attuando un “contro-golpe”. Dopo il tentato putsch, denuncia l’associazione dei giornalisti turchi, 168 media sono stati chiusi, almeno 105 giornalisti arrestati e oltre 750 tessere stampa ritirate. Tra le ultime, quella di Hasan Cemal, giornalista veterano tra i più noti nel Paese, già a processo per presunte offese a Erdogan. Centinaia sono anche i reporter rimasti senza lavoro. Una repressione a tutto spiano che non sembra risparmiare alcun oppositore. Dal fallito colpo di stato, quasi 37 mila persone sono state arrestate e oltre 100 mila licenziate o sospese dalle pubbliche amministrazioni. Negli ultimi giorni, la morsa di Erdogan si era stretta contro i curdi, con l’arresto della sindaca di Diyarbakir, ‘capitale’ del sud-est, e il divieto di espatrio per la leader del filo-curdo Hdp, la deputata Figen Yuksekdag.

(di Cristoforo Spinella/ANSAmed)

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