Mibact al lavoro su arte ferita, si riparte da zero

Monks walk in front of the Cathedral of St. Benedict in Norcia, central Italy, Italy, Monday, Oct. 31, 2016. (ANSA/AP Photo/Gregorio Borgia)
Monks walk in front of the Cathedral of St. Benedict in Norcia, central Italy, Italy, Monday, Oct. 31, 2016.  (ANSA/AP Photo/Gregorio Borgia)
Monks walk in front of the Cathedral of St. Benedict in Norcia, central Italy, Italy, Monday, Oct. 31, 2016. (ANSA/AP Photo/Gregorio Borgia)

ROMA. – “Ricostruiremo tutto, siamo già al lavoro. Ma serviranno più fondi e più persone”. Il giorno dopo la grande paura e la scossa più feroce di sempre, riprende anche la corsa per mettere in salvo l’arte ferita, chiese, campanili, palazzi, musei. Ma i danni sono così gravi che quasi si ricomincia da capo.

“Mettiamo indietro le lancette e azzeriamo molto del lavoro fatto”, spiega all’ANSA Antonia Pasqua Recchia, il segretario generale del ministero che coordina tutto il lavoro sul terremoto. “Si stanno riprogrammando gli interventi, le priorità sono sempre le stesse, verifica dei danni, recupero dei beni mobili e messa in sicurezza di quelli immobili, oltre alla protezione delle macerie, perché da lì si ripristineranno monumenti e affreschi”.

Intanto dal Consiglio dei ministri, in serata, anche il presidente del consiglio conferma che si ricostruirà tutto, “le case – dice Renzi – ma anche le chiese”. Partendo da San Benedetto, la basilica di Norcia, la cui immagine ferita, ha fatto il giro del mondo e che “ritornerà”, assicura il premier, come è già stato dopo il terremoto del ’97 per la chiesa di Assisi, perché chiese e monumenti sono l’identità dei luoghi.

Tant’è, per la basilica di Norcia è stato già riunito un gruppo di ingegneri strutturisti incaricati di progettare la messa in sicurezza della facciata, unico brandello rimasto in piedi dopo la botta di ieri. Mentre altri si stanno occupando di Santa Maria Argentea, sempre a Norcia, “dov’è caduto il timpano”. Ma i tecnici Mibact, sottolinea dal Collegio Romano Pasqua Recchia, “sono tutti al lavoro” con i vigili del fuoco per la messa in sicurezza degli edifici e i comuni “a cui abbiamo rinnovato la nostra massima disponibilità ad approvare i progetti. E per mettere in salvo le opere d’arte e gli oggetti dalle chiese, portandoli nei tre depositi già individuati da agosto a Città Ducale per il Lazio a Spoleto per l’Umbria e nel Forte Malatesta per le Marche”.

Interventi di grande urgenza pure a San Salvatore in Campi a protezione della chiesa e degli affreschi caduti. E non solo, assicura il segretario generale del Mibact, “stiamo intervenendo su tantissime situazioni”. E tra le molte notizie brutte, non manca qualche respiro di sollievo, perché in alcuni casi, come per la torre civica di Amatrice e il Campanile di Sant’Agostino i crolli, sottolinea Pasqua Recchia, sono stati meno gravi di quanto si sia temuto: “della torre civica è caduta la parte sommitale”.

Le critiche però non mancano, con Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza, che punta il dito sul governo e parla di “soprintendenze emarginate”. E con il sito di Emergenza Cultura, che boccia come “inadeguata” l’azione del ministero guidato da Dario Franceschini: “molto di quanto è accaduto tra il 26 ottobre e ieri mattina poteva essere evitato. Se la salvaguardia del patrimonio storico fosse stata condotta con la stessa sollecitudine ed efficienza con la quale si è provveduto alle persone, non dovremmo considerare oggi perdite così gravi e dolorose”.

Dal ministero Recchia ribadisce che il sisma di ieri “E’ stato otto volte più violento di quello di agosto e di ottobre. Molti degli interventi di messa in sicurezza già realizzati, come quello di Castelluccio – spiega da architetto l’alto dirigente – non hanno tenuto, ma non poteva essere che così, perché le operazioni di messa in sicurezza sono fatte per sorreggere un edificio in condizioni normali, non certo per reggere un terremoto di quella entità”.

Ora però “bisogna rafforzare le strutture tecniche del ministero”, dice. Il che significa che ci vorranno più risorse, “soldi e soprattutto personale”, perché per un evento straordinario come ha ricordato anche Renzi , servono misure di intervento emergenziali e straordinarie. “Comunque siamo al lavoro – conclude – E siamo in grado di rimettere in sesto il patrimonio”.

(di Silvia Lambertucci/ANSA)

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