Tempesta sul capo dell’Fbi. Clinton in discesa ma ancora in testa

Tempesta sul capo dell'Fbi. Clinton giù ma è ancora in testa
Tempesta sul capo dell'Fbi. Clinton giù ma è ancora in testa
Tempesta sul capo dell’Fbi. Clinton giù ma è ancora in testa

WASHINGTON. – Hillary Clinton regge. Accusa il colpo del nuovo emailgate e scivola di qualche punto, ma continua a guidare la corsa per la Casa Bianca secondo gli ultimi sondaggi. Mentre va facendosi sempre più violenta la bufera abbattutasi sul direttore dell’Fbi James Comey, con nomi del calibro di Eric Holder (ex ministro della Giustizia e uomo di Obama) e il leader dei democratici al Senato Harry Reid (che preannuncia rivelazioni esplosive dello stesso Fbi sui rapporti Trump-Putin), la carica più alta del partito in minoranza al Congresso, che guidano la ribalta.

Ed è un’accusa politica, di cui inevitabilmente si chiede ora conto anche alla Casa Bianca dove, attenti a non esporsi, ci si limita a confermare che il presidente Obama crede nell’integrità di Comey, convinto che con le sue azioni non intenda influenzare il voto. Un errore quindi. Ma gravissimo.

Comey “è una persona per bene ma ha sbagliato” scrive Holder in un intervento sul Washington Post. Più dura è però la sua posizione espressa in una lettera di cui è firmatario insieme con decine di ex procuratori federali. Si sottolinea come il direttore dell’Fbi abbia violato la prassi del dipartimento della Giustizia (pensata proprio per evitare che l’azione dei procuratori possa avere effetti sul processo elettorale) e ha così “portato a considerevoli e disinformate speculazioni pubbliche”.

Il senatore del Nevada Harry Reid va oltre, parlando a chiare lettere di “un’azione di parte” e quindi potenzialmente in violazione della legge federale (Hatch Act) che vieta a funzionari governativi di utilizzare la propria posizione per influenzare un’elezione. Ma non solo: Reid afferma che l’Fbi avrebbe in mano “informazioni cruciali” sui rapporti tra la campagna di Donald Trump e il governo russo di Vladimir Putin e chiede spiegazione delle “resistenze” dell’agenzia federale ad informare l’opinione pubblica.

In questo clima, ad una settimana dall’election day l’8 novembre, continua la campagna elettorale e se fino ad ora Clinton aveva tentato di mantenere un certo aplomb sulla vicenda, oggi sembra invece aver dato sfogo a rabbia e frustrazione esclamando: “Guardino le mail, ma caso non c’è!”.

Intanto il rivale repubblicano Donald Trump tappa dopo tappa, non smette di esultare, e di sperare: ringrazia Huma Abedin, ringrazia il marito Anthony Weiner, ripete comizio dopo comizio la sua ammirazione per Comey che ha saputo redimersi e correggere l’errore fatto a luglio quando aveva chiuso l’inchiesta scagionando di fatto Hillary.

Incalza il tycoon: “penso che abbiamo trovato la vena principale” nelle nuove mail di Hillary, implicando quindi che i federali avrebbero recuperato 33 mila messaggi che la candidata democratica avrebbe cancellato. Non è escluso, ma per saperlo ci vorrà del tempo. Al bureau investigativo sono al lavoro da circa 24 ore, dopo aver ottenuto il mandato necessario per ‘spulciare’ l’immensa mole di corrispondenza che fa capo a Huma Abedin, la più stretta collaboratrice di Hillary, trovata in un laptop condiviso con il marito Anthony Weiner e scoperte nell’ambito dell’inchiesta per la accuse di ‘sexting’ con una 15enne.

La ‘sorpresa di ottobre’, quasi una costante nella storia delle elezioni americane, questa volta potrebbe avere un impatto minore, osserva il New York Times sottolineando che sono almeno 21 milioni gli americani ad aver già votato attraverso il voto anticipato, un quarto in alcuni degli Stati considerati cruciali – come Florida, Colorado e Nevada -.

Al momento si sono mobilitati più democratici che repubblicani negli Stati chiave e categorie demografiche più favorevoli a Clinton (come gli ispanici o i neri) in quegli Stati e in North Carolina. L’ultimo sondaggio diffuso da Politico/Morning Consult conferma il testa a testa tra Clinton e Trump, con la candidata democratica che in una corsa a due mantiene un lieve vantaggio di tre punti: 46% delle preferenze, contro il 43% dell’ avversario.

Hillary Hillary infine incassa un altro appoggio di peso: il Financial Times si schiera con la candidata democratica. “Nonostante le sue colpe, Clinton è assolutamente qualificata per essere la prima donna eletta alla Casa Bianca. Offre la migliore speranza per la leadership Usa”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)