Via De Boer, all’Inter per ora c’è Vecchi. Pioli in pole

Inter's head coach Frank De Boer gives instructions to his players during the Italian Serie A soccer match Uc Sampdoria vs Fc Internazionale at Luigi Ferraris Stadium in Genoa, Italy, 30 October 2016. ANSA/ SIMONE ARVEDA
Inter's head coach Frank De Boer gives instructions to his players during the Italian Serie A soccer match Uc Sampdoria vs Fc Internazionale at Luigi Ferraris Stadium in Genoa, Italy, 30 October 2016. ANSA/ SIMONE ARVEDA
Inter’s head coach Frank De Boer gives instructions to his players during the Italian Serie A soccer match Uc Sampdoria vs Fc Internazionale at Luigi Ferraris Stadium in Genoa, Italy, 30 October 2016. ANSA/ SIMONE ARVEDA

MILANO. – Ottantaquattro giorni di passione per una missione fallimentare. Frank De Boer alla fine si deve arrendere al volere della società e riceve il benservito. Se ne va dall’Inter dopo aver perso cinque partite su undici e con il misero bottino di quattordici punti. Il terzo posto, obiettivo minimo di inizio stagione, è lontano otto lunghezze. Un bilancio deludente che ha portato all’inevitabile addio.

Al suo posto sulla panchina dell’Inter siederà, solo momentaneamente, Stefano Vecchi che guiderà la squadra contro Southampton e probabilmente Crotone in attesa dell’annuncio del nuovo allenatore. La dirigenza italiana spinge per Stefano Pioli, un tecnico in grado di normalizzare la situazione, capace di far bene anche alla Lazio e profondo conoscitore del calcio italiano. Piace anche Guidolin per le sue idee tattiche, mentre il Suning sarebbe invece orientato verso un profilo più internazionale ma con esperienza italiana.

Blanc avrebbe rifiutato, Villas Boas pare sia perplesso, Vitor Pereira e Hiddink sarebbero sponsorizzati da Kia Joorabchian consigliere del Suning, ma si pensa anche al Tata Martino e a Leonardo considerato però troppo vicino a Moratti. Nei prossimi giorni ci sarà un confronto tra le varie anime della società nel tentativo di arrivare ad un nome condiviso.

La presenza di Jun Ren, braccio destro di Zhang Jindong, atteso venerdì a Milano è un chiaro segnale di come la proprietà questa volta voglia valutare personalmente le candidature.

Come ogni mattina Frank De Boer raggiunge Appiano Gentile, convinto di allenare la squadra in vista il Southampton ma ad attenderlo al varco ci sono invece il dg Gardini, il ds Ausilio e il vicepresidente Zanetti che gli comunicano la risoluzione del contratto. La nota ufficiale, che mette fine alle voci e alle indiscrezioni, viene pubblicata alle 12.30.

Immediata l’amara risposta dell’allenatore: “Mi dispiace che sia finita così. Per portare avanti questo progetto serviva più tempo. Voglio ringraziare tutti i tifosi per tutto il supporto che mi avete dato. Forza Inter”. Ma la crisi dell’Inter era prevedibile e ha origini in un’estate da dimenticare. Tutto è iniziato dalla rottura tra Bolingbroke, Thohir e Mancini.

Thohir attende troppo tempo prima di cambiare tecnico, scegliendo alla fine De Boer, un allenatore a digiuno da esperienze al di fuori dei confini olandesi, a tredici giorni dall’inizio del campionato. Un rischio enorme che scatena subito lo scetticismo generale. L’approccio al campionato è infatti quasi tragico. De Boer stravolge tutto puntando sul 3-5-2 subito dimenticato e crolla clamorosamente a San Siro contro l’Hapoel Beer Sheva.

Si rilancia con una vittoria contro la Juventus ma è un successo illusorio, di cuore e di orgoglio e non di testa o tecnica. Gli alti e bassi infatti non finiscono. Il tournover di Europa League non funziona ma De Boer fatica a capirlo. La squadra non riesce a seguirlo, le sue idee di calcio non vengono recepite.

Eder dopo la sconfitta contro l’Atalanta ammette che la squadra non lo capisce, Miranda ne critica le scelte tattiche. Segnali di un feeling mai nato. De Boer appare freddo, distaccato, sempre gentile e disponibile ma mai incisivo, tanto da far rimpiangere i modi sanguigni di Mancini. L’olandese è intransigente nella gestione del gruppo. Un sergente di ferro spesso eccessivo troppo incline alle esclusioni esemplari. Prima il caso Brozovic (fuori per più di mese), poi emargina Kondogbia e infine esclude incomprensibilmente Gabigol.

Il clima diventa ostile, il rapporto con la squadra è ai minimi termini, la tensione alle stelle e anche Eder diventa una furia per la sostituzione nella ripresa contro la Sampdoria. De Boer nonostante tutto continua per la sua squadra, non accetta consigli, convinto della sua filosofia e di un progetto condiviso con Thohir. La fiducia ricevuta all’assemblea dei soci lo tranquillizza ma l’epilogo è dietro l’angolo. La squadra lo ha lasciato e l’Inter è corsa ai ripari.

Ora il club può rimediare agli errori scegliendo un uomo pragmatico che sappia vincere senza pretendere il bel gioco. Pioli, uomo concreto ed esperto, è l’allenatore più indicato. E’ tornato in fretta dagli Stati Uniti, si è sparsa la voce poi smentita di un suo arrivo a Milano, ma è pronto a risollevare l’Inter. Resta da capire se l’Inter, dalle mille opinioni e dalle tante teste, sia pronta ad affidargli la panchina.

(di Francesca Cozzi/ANSA)

Lascia un commento