Terremoto: Presidente industriali delle Marche, ora aziende 4.0

ANCONA - Il presidente di Confindustria Marche Bruno Bucciarelli.
ANCONA - Il presidente di Confindustria Marche Bruno Bucciarelli.
ANCONA – Il presidente di Confindustria Marche Bruno Bucciarelli.

ANCONA. – Per lui che è originario di Arquata, paese simbolo della devastazione del primo terremoto, il coinvolgimento nel sisma è doppio: personale e di ruolo. “La mia famiglia è di origine arquatana, ho trascorso l’infanzia a Castelluccio. Vedere il Vettore spaccato a metà è terribile, e mi ha straziato il cuore – confessa Bruno Bucciarelli, presidente degli industriali delle Marche – quando, nella prima fase, abbiamo dovuto seppellire i nostri morti. L’immagine della fila interminabile dei carri funebri che da Ascoli, dove si erano celebrati i funerali, tornavano ad Arquata resterà per sempre nei miei occhi”.

Ma i sentimenti, in un’emergenza tragica che rischia di far crollare anche il tessuto economico della regione, vanno tenuti sotto traccia, e per il presidente regionale di Confindustria questi sono momenti in cui occorre serrare le fila e fare i conti: “I numeri sono preoccupanti. Le Marche – dice all’Ansa – sono una regione di piccole e medie imprese. Il primo cratere non ne aveva coinvolte molte, ma quelle poche si stavano riprendendo quando è arrivata la scossa di magnitudo 6.5. Nel secondo cratere ci sono per lo più imprese piccolissime e microimprese, ma l’economia è data anche da un allevamento. La scossa di domenica è stata devastante non solo per il secondo cratere ma anche per la prima area, dove le aziende erano riuscite a ripartire dopo la mazzata del 24 agosto”.

Nel complesso, l’evento, che ha coinvolto anche il Fermano, con i suoi calzaturifici “stretti tra l’uno e l’altro cratere”, e lambito la provincia di Ancona, “è stato così violento che non credo ci sia un’azienda che non abbia riportato danni”.

Le grandi imprese, invece, sono tutte ripartite, dopo le verifiche fatte approfittando del ponte di Ognissanti, anche se “con qualche crepa nei muri”, ma ci sono almeno 100-150 Pmi che non hanno più strutture. I dipendenti complessivamente interessati sono almeno 40mila.

Bucciarelli individua due forti criticità: quella dei collegamenti, handicap storico dell’entroterra marchigiano (“erano già difficoltosi prima e adesso i camion non possono più viaggiare perché le strade sono in condizioni drammatiche”), e la burocrazia: “Non si può pensare a una burocrazia incancrenita come la nostra in momenti come questi. Ci deve essere chi decide e subito. Il tempo è nostro nemico”.

Il presidente pensa non solo ai settori tradizionali della zona (agrindustria, moda, pescicoltura, arredo) o all’altra grande ‘industria’ che è l’Università di Camerino (“con l’Ateneo avevamo in corso progettazioni e iniziative, ci siamo trovati a spalleggiarci l’un l’altro”), ma anche al turismo: “Dovremo inventarci qualche strategia nuova, mettere in sicurezza tutto e tranquillizzare i turisti per farli tornare da noi”.

Poi c’è il grande tema della ricostruzione: “Dovremo adottare criteri ancora più validi degli attuali. L’area ad alto rischio sismico in cui viviamo non ce la toglie nessuno. Dobbiamo pensare a ricostruire con nuove tecnologie, investire in innovazione per un’industria 4.0. La nostra, ora, è una rincorsa a non perdere fette di mercato: se siamo assenti per qualche tempo, altri ci possono surclassare. Ma sono certo che con la caparbietà dei nostri imprenditori e delle maestranze ce la faremo. L’impegno di Confindustria Marche sarà commisurato all’enormità di questo evento”.

(di Anna Maria Danese/ANSA)

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