Perché il Referendum Costituzionale potrebbe essere rinviato?

Depositando una scheda con il tricolore nell'urna.
Referendum Costituzionale
Perché il Referendum Costituzionale potrebbe essere rinviato?
Perché il Referendum Costituzionale potrebbe essere rinviato?

ROMA. – Ha l’effetto di un detonatore, l’uscita di primo mattino di Angelino Alfano. Il leader di Ap si dice favorevole al rinvio della data del referendum e così porta allo scoperto una tentazione accarezzata nei palazzi della politica almeno da domenica mattina, quando il terzo terremoto in tre mesi ha sventrato il centro Italia. Ma allo stesso tempo ha l’effetto di sbarrare la via ‘politica’ al rinvio, perché scatena subito le proteste delle opposizioni e una ferma smentita di Palazzo Chigi.

Non chiude, però, la partita. Perché resta aperta la possibilità che il tribunale di Milano accolga un ricorso presentato dal costituzionalista Valerio Onida e rinvii alla Consulta, con possibile allungamento dei tempi.

L’ipotesi di sospendere la consultazione sulla riforma costituzionale balena domenica mattina, quando ancora non è chiaro se il terremoto avesse provocato vittime. Il primo ad avanzarla in pubblico è Pier Luigi Castagnetti, da sempre considerato uno degli uomini più vicini al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Al Quirinale bocche cucite al riguardo, ma in ambienti parlamentari della maggioranza si ragiona sul fatto che il capo dello Stato non avrebbe potuto far altro che guardare positivamente ad un’eventuale richiesta largamente condivisa dai partiti. Anche in ambienti renziani, soppesate le difficoltà a far votare le popolazioni del centro Italia, si accarezzava l’idea di un decreto per rinviare per cause eccezionali il voto.

Ancora in queste ore tra i Dem c’è chi ritiene di non escludere che, nel caso malaugurato di nuovi eventi, a una ipotesi così estrema si possa comunque arrivare. Anche se Renzi si sarebbe mostrato scettico sulla praticabilità. Anzi, assicurano in ambienti di Palazzo Chigi, non ha mai preso in considerazione l’ipotesi.

Quando Alfano in radio dice che una eventuale richiesta delle opposizioni, di FI in particolare, andrebbe presa in serio conto, si diffonde però in Parlamento il sospetto che il ministro dell’Interno parli d’accordo con il premier: qualche alfaniano di alto rango osserva che il leader di Ap non si spingerebbe così in là da solo e i bersaniani nel Pd notano che già sull’ipotesi di un rinvio a Roma Alfano aveva “tastato il terreno”.

Ma sia Palazzo Chigi che il Viminale smentiscono che l’uscita sia stata concordata. “Non c’è nulla di strano – notano dallo staff del ministro – Alfano mantiene da alleato di governo la sua autonomia nel parlare”. “Non è lo schema poliziotto buono, poliziotto cattivo”, spiega chi è vicino a Renzi. Piuttosto, osservano, le parole del leader di Ap sembrano inserirsi nel solco del dialogo ‘politico’ riavviato da Alfano con Berlusconi in vista del delicato post voto.

Da Chigi negano che il premier sia irritato con l’alleato. Ma i renziani lo descrivono invece assai seccato, perché le parole del ministro danno la stura a un fuoco di fila delle opposizioni, che subito alimentano il sospetto che, con i sondaggi che danno ancora il No in vantaggio, ci sia la paura di perdere. Al coro si unisce anche FI, che respinge al mittente il “maldestro” tentativo di Alfano: una decisione del genere semmai la si fa uscire solo a cose fatte, con l’imprimatur del premier, non la si butta lì in quel modo.

Ma Renzi stesso, dopo la smentita di Palazzo Chigi, dice che “non esiste il rinvio”, per provare subito a stoppare la discussione “surreale” sul tema. Ma chi vuole uno slittamento, non abbandona del tutto le sue speranze. E’ attesa a giorni infatti la decisione del tribunale di Milano sul ricorso di Onida per lo spacchettamento del quesito: se la corte rinviasse alla Consulta, la necessità di tempo per pronunciarsi potrebbe portare a un rinvio.

Ma sarebbe, osservano in Parlamento, una decisione senza precedenti, a un mese dal voto. E non è escluso che la stessa Corte costituzionale ritenga inammissibile il rinvio. A ‘sfavore’ di Onida, osservano dal Pd, pesa non solo il calendario ma anche il fatto che tutti gli altri ricorsi sul quesito sono stati respinti. L’attesa, per alcuni speranzosa, però tiene banco in queste ore.

(di Serenella Mattera/ANSA)