La voluntary disclosure non basta: anche pressing sugli evasori e meno contante

La voluntary disclosure non basta: anche pressing sugli evasori e meno contante
La voluntary disclosure non basta: anche pressing sugli evasori e meno contante
La voluntary disclosure non basta: anche pressing sugli evasori e meno contante

ROMA. – La voluntary disclosure non basta: serve anche che le strutture dello Stato mettano ‘fretta’ agli evasori. Gli facciano sentire una certa ‘pressione’. E poi bisogna limitare l’uso del contante a vantaggio della tracciabilità. E’ la ricetta del Procuratore di Milano, Francesco Greco, ascoltato in audizione alla Camera sul decreto fiscale collegato alla manovra.

Una misura, quella dell’emersione spontanea, che l’esperto di discipline giuridiche e fiscali, Stefano Loconte, propone diventi “ordinaria” soprattutto in una situazione in cui il ‘cerchio’ sugli evasori, tra accordi internazionali di cooperazione e trasparenza, si va sempre più stringendo.

Insomma – spiega Greco – la voluntary disclosure è diversa da “strumenti vetusti come condoni o scudi fiscali” e rientra in programmi “monitorati dall’Ocse, non se l’è inventata il legislatore” e funziona se lo Stato fa ‘pressing’: non serve “una norma ma basta dare direttive precise agli organi dello Stato” e forse servirebbe una “raccomandazione” in questo senso da parte del Parlamento. Parallelamente occorre intervenire sul contante a fronte di dati “impressionanti per l’Italia, che è all’ultimo posto per uso della moneta elettronica e al primo per uso del contante con l’86,27% dei pagamenti fatti in contanti”.

Altro punto del decreto toccato durante le audizioni è quello relativo alla soppressione di Equitalia: prevedere una selezione per il passaggio dei dipendenti da Equitalia al nuovo ente per la riscossione all’interno dell’Agenzia delle Entrate è “incomprensibile”, “sconcertante”, dicono Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Ugl credito e Uilca.

E lo stop all’aggio? Finirebbe per cadere in testa a “coloro i quali adempiendo con regolarità e tempestività ai propri obblighi tributari”. Il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia chiede di ”superare in maniera definitiva” l’aggio, ma evidenzia la necessità di adeguate coperture perchè sono incassi che servono per pagare il personale.

Sul futuro dei dipendenti interviene anche l’ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, che esprime contrarietà a una nuova selezione: “si configurerebbe come ripetitiva e rischierebbe di essere addirittura incoerente rispetto alla ratio complessiva dell’intervento”. In ogni caso ora – dice ancora Ruffini – grazie alla “razionalizzazione” di alcuni strumenti della riscossione il processo diventerà “più efficace” e permetterà al nuovo ente di non agire più “a fari spenti e con modalità inutilmente invasive”.

Altro argomento delle audizioni è legato ai ‘tempi’ della rottamazione delle cartelle. Ruffini rinvia al Parlamento: “è una scelta che lascio alla competenza del legislatore”. Ma molte sono le voci, politiche e tecniche, che si esprimono a favore di un allungamento dei tempi e quindi a modificare la norma con rate più sostenibili. E’ “necessario dilazionare il pagamento di quanto dovuto in un maggior numero di rate, anche oltre la data del 15 marzo 2018”, dicono, ad esempio, i commercialisti.

E il minor gettito che temporaneamente arriverebbe all’erario? “Risulterebbe ampiamente compensato – spiega Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale – dal maggior numero di contribuenti che, in presenza di una dilazione più ampia, sarebbero indotti ad avvalersi” della rottamazione. Lo stesso chiedono i rappresentanti del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti ponendo anche un problema di “equità e giustizia”.

Infine le comunicazioni trimestrali dell’Iva. I commercialisti esprimono una “ferma e forte contrarietà all’introduzione dello spesometro trimestrale. Un obbligo del genere non è previsto in nessun Paese ad economia avanzata”. Ma l generale della Gdf, Stefano Screpanti, in audizione alla Camera sul decreto fiscale. “La rendicontazione trimestrale delle fatture – spiega – è un adempimento importantissimo ampiamente giustificato dai dati dell’esperienza”. Insomma per la Gdf si tratta di “uno strumento fondamentale”.

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