Il terremoto deforma 600 km quadrati, cambia il paesaggio

Terremoto deforma 600 km quadrati,cambia paesaggio
Terremoto deforma 600 km quadrati,cambia paesaggio
Terremoto deforma 600 km quadrati,cambia paesaggio

ROMA.- I terremoti che dal 24 agosto hanno sconvolto l’Appennino ne stanno anche ridisegnando il paesaggio, con depressioni concentrate in un’area di 600 chilometri quadrati. All’interno di questa zona si trova la depressione più profonda, ossia l’area di 130 chilometri quadrati in cui il suolo si è abbassato fino a 70 centimetri.

E’ quanto hanno permesso di definire le analisi dei dati arrivati dai satelliti, sui quali i ricercatori sono al lavoro in queste ore. “E’ il contributo dei terremoti alla costruzione dei paesaggi appenninici”, ha osservato Stefano Salvi, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), impegnato nell’elaborazione dei dati inviati a Terra dal satellite radar Sentinel 1, del programma Copernicus gestito da Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Europea. Secondo stime preliminari da confermare, gli spostamenti del suolo potrebbero interessare una zona più estesa, fino a 1.100 chilometri quadrati.

Sempre i dati dei satelliti, elaborati da Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr), indicano che l’area di Norcia si è spostata di 30 centimetri verso Ovest e potrebbe essersi sollevata di 12 centimetri, mentre quella di Montegallo si è mossa di circa 40 centimetri verso Est.

Oltre i dati di Sentinel 1 i ricercatori stanno lavorando su quelli della costellazione italiana Cosmo SkyMed, di Asi e ministero della Difesa. Nelle prossime ore sono attesi ulteriori dati dal satellite radar giapponese Alos 2. I satelliti radar sono particolarmente importanti perché riescono a rilevare le immagini in qualsiasi condizione atmosferica e di luce, quindi anche attraverso le nubi e di notte.

L’idea che si sta facendo sempre più strada è che “si è attivato lo stesso sistema di faglie per i terremoti del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre”, ha osservato il sismologo Gianluca Valensise, dell’Ingv. “Resta – ha aggiunto – la particolarità di questo terremoto: il suo è stato un comportamento insolito, per cui la scossa più forte è arrivata per ultima”.

La grande domanda, per gli esperti, è capire come mai il sisma più forte non sia avvenuto subito. Questo non perché i terremoti abbiano regole: i sismologi sanno che non devono mai stupirsi. “Al momento la risposta più ovvia è che la struttura che si è attivata il 30 ottobre non era pronta”, ha osservato Valensise. Ed è stato un bene, altrimenti, “ci sarebbero state – ha osservato – conseguenze nefaste per la popolazione”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)