Referendum Costituzionale: slitta la sentenza sul ricorso di Onida

Valerio Onida (Ansa)
Valerio Onida (Ansa)
Valerio Onida (Ansa)

ROMA. – “Invito Grillo a un confronto e lui scappa”, dice Matteo Renzi. “Mi trovi in piazza. Se vuoi in tv viene Luigi Di Maio”, ribatte Beppe Grillo. E si apre così l’ultimo mese di campagna elettorale. Con le prime scintille di uno scontro che promette di essere senza esclusione di colpi. Anche perché il bacino degli indecisi, tutto da conquistare, è in grado di decidere la partita. E ogni voto conta. Perciò prosegue il tentativo interno al Pd di convincere un pezzo di sinistra, schierata sul No, a cambiare idea. E una commissione Dem elabora un documento per cambiare l’Italicum.

Gianni Cuperlo prova a proporla alla minoranza ma i bersaniani già la bocciano. E Pier Luigi Bersani attacca: “Renzi è imperdonabile”. Una incognita pende ancora sul referendum: il tribunale di Milano deve pronunciarsi su un ricorso presentato da Valerio Onida per lo spacchettamento del quesito unico referendario. Se accolto, verrebbe investita la Consulta e uno degli effetti potrebbe essere il rinvio del voto.

Ma da Milano trapela che una decisione non giungerà prima di dieci giorni. A quel punto, però, osserva il costituzionalista Stefano Ceccanti, saranno già state inviate alla Farnesina le schede per il voto degli italiani all’estero: si dovrebbe fermare una macchina elettorale già in moto. Perciò in Parlamento si diffonde la convinzione che ormai gli spiragli per un rinvio siano quasi chiusi. Il rischio, osserva qualcuno in ambienti Dem, è che il ricorso Onida porti a una bocciatura del quesito a referendum già avvenuto.

Ma sul fronte politico, del rinvio della data Renzi non vuol più sentir parlare (“Ma de che”). “La vicenda è chiusa”, afferma Angelino Alfano, che si era detto favorevole. E Giorgio Napolitano è tranchant: “Non sta né in cielo né in terra”.

Campagna elettorale, dunque. Silvio Berlusconi incontra lo stato maggiore di FI a Roma e rilancia un impegno per il No che lo vedrà in campo in prima persona negli ultimi 15 giorni prima del voto. Il M5s lancia un tour in treno, con 47 tappe e la chiusura finale di Grillo il 2 dicembre a Torino. Renzi, che domani aprirà la Leopolda con lo slogan ‘E adesso il futuro’, in serata interviene a Padova. E intanto sfida il leader M5s a un confronto in tv: “I 5 Stelle descrivono il futuro come un horror, come la destra e sinistra radicale”.

Ma Grillo respinge l’invito, spiegando che non vuol essere tra i “vecchi” come De Mita che il premier ha già affrontato: “Vuoi confrontarti in tv? Abbiamo Luigi di Maio bello giovane, pronto a sopportarti. Io non ti lascio lì a dire panzane senza darti un taglio secco, lo sai bene, lo ho già fatto nello streaming”.

Renzi intanto prova a tenere il punto sulle ‘bufale’ del No da smontare, con un video su Fanpage in cui spiega che non c’è nessuna deriva autoritaria, che la riforma riduce “la burocrazia e non la democrazia”, che la riforma non è scritta da Jp Morgan e che non arriverà la Troika se vince il No. Se non si vota Sì al cambiamento, però, afferma, “l’Italia non migliora”. E non possono proseguire quei passi avanti che l’hanno resa “non più Cenerentola d’Europa” e hanno portato “656mila posti” dal 2014.

Ma l’attenzione internazionale e dei mercati è alta. Tanto che da Mps trapela che l’esito della ricapitalizzazione della banca è legato a quello del referendum. Un clima che Pier Luigi Bersani imputa a Renzi: “Non posso perdonargli di aver messo la fiducia sulla legge elettorale e di aver detto che il voto è un giudizio di Dio. Il mondo non si preoccupi: il giorno dopo il governo deve stare lì e starà lì”, dice l’ex segretario, che voterà No ma invita il premier a restare anche se perde.

E lo avverte che parte dei Dem è contro la riforma: “Non mi diano del traditore perché li sbrano. Il mio è il No dell’Anpi, della Cgil, non lo lasciamo. Non c’entra il risentimento personale”. Cuperlo prosegue però il suo tentativo di evitare la rottura sul referendum. La commissione dei vertici Dem per le modifiche all’Italicum nel pomeriggio si accorda su una bozza di documento. Lo stesso Cuperlo la sottoporrà al resto della minoranza. Ma per i bersaniani è già No: doveva essere una proposta di legge – spiegano – un documento non basta.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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