Camerino riparte, lunedì laurea per 30 informatici

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CAMERINO (MACERATA). – Alcuni ragazzi scaricano gli scatoloni con le cassettiere, altri montano le scrivanie, altri ancora controllano che i computer siano a posto; ai distributori automatici di caffè e acqua minerale c’è la solita fila. Nel grande atrio tutto vetri e cemento è un via vai di tecnici, professori, studenti, personale amministrativo: è da questo luogo, dove lunedì 30 studenti discuteranno la tesi in informatica, che Camerino riparte, a soli 8 giorni dalla terribile scossa 6.5 e a 12 da quella del 26 ottobre.

La ripresa dell’attività dell’università è un segnale fondamentale per l’intera comunità: perché l’ateneo è il cuore della città e gran parte delle attività economiche ruotano attorno a questo centro d’eccellenza, fondato nel 1336, che oggi conta quasi novemila iscritti, sedi distaccate comprese. Così importante che, durante la visita di Matteo Renzi una settimana fa, lo stesso sindaco Gianluca Pasqui era stato chiarissimo: “prima l’università – ha detto al premier – e poi le case”.

Concetti che il rettore Flavio Corradini conosce bene. Corradini è un uomo pratico, non si piange addosso né nasconde i problemi. Sa perfettamente che entrambi gli atteggiamenti porterebbero alla fine: “se non ci diamo una mossa, se non ripartiamo ora, qui finiamo come Pompei”. Ecco perché il terremoto potrebbe addirittura diventare un’opportunità. “Facciamo delle regioni del centro Italia un laboratorio per sperimentare nuovi materiali e nuove tecniche di costruzione, perché qui i terremoti ci sono sempre stati e ci saranno ancora”.

Dunque ci si rimbocca le maniche e si va avanti, nonostante le difficoltà. Che sono tante. Il rettorato e la segreteria studenti erano già in zona rossa dopo la prima scossa; il 6.5 di domenica ha peggiorato le cose tanto che strutture che erano sicure fino a sabato ora andranno di nuovo verificate: la ragioneria, l’ufficio tecnico, il centro informatico con i server di tutta l’università, il coordinamento delle scuole ateneo.

“Eravamo pronti per ricominciare, come avevamo promesso, ma la scossa di domenica ci ha devastati e ora la situazione è completamente cambiata” ammette Corradini, che però non si è perso d’animo. Il rettorato è ora una stanza, dove campeggia una maglietta dell’università con l’hashtag #ilfuturononcrolla, nell’edificio principale del campus universitario fuori dalla zona rossa.

Nel grande open space di fronte si sta allestendo la segreteria studenti mentre le aule sono quelle di prima, tutte a disposizione in quanto le strutture del campus sono tutte antisismiche. Qui ci sono anche gli alloggi degli studenti, stanze da uno o due posti letto.

“Abbiamo quattro ingegneri strutturisti – dice ancora il rettore – che dopo la scossa di domenica stanno verificando le strutture, i laboratori scientifici e quelli didattici. Mentre i dipartimenti di giurisprudenza e informatica, che erano in zona rossa, li trasferiremo qui al campus”. Mentre parla entra il direttore del Dipartimento di Chimica: “il polo delle Scienze è a posto, si può riprendere”.

“Vede – dice Corradini – siamo pronti”. Ma c’è un ma. E non è un dettaglio. Perché se lunedì, con le prime 30 sessioni di laurea post terremoto, riprenderanno gli esami – non solo quelli di laurea ma anche quelli di profitto e di Stato – per la didattica ci vorrà tempo.

“Non prima di fine mese” dice a malincuore il rettore. Perché? “Perché prima di iniziare devo dare un alloggio agli studenti fuori sede”. E qui sorge il problema. Servono infatti alloggi per un migliaio di studenti, che prima vivevano nelle case del centro storico. Il rettore ha già parlato più volte con Errani e Curcio e la soluzione è stata individuata: 4 aree ognuna da 250 posti, attrezzate con i famosi container.

“Stiamo organizzando programmi di streaming ed e-learning in tutte le aule, in modo che all’inizio si possano seguire le lezioni senza venire qui. Ma vorrei riprendere definitivamente quando ho un quadro chiaro degli alloggi, perché possiamo anche iniziare le lezioni in streaming, ma devo dare date certe agli studenti, dirgli chiaramente quando potranno tornare di nuovo qui”.

(dell’inviato Matteo Guidelli/ANSA)

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