Referedum: a un mese dal voto s’infiamma la campagna elettorale

A un mese voto s'infiamma campagna
A un mese voto s'infiamma campagna
A un mese voto s’infiamma campagna

ROMA. – La Leopolda per il Sì e il centrodestra unito per il No, la piazza di Matteo Salvini del 12 novembre e quella, itinerante, del M5S: a un mese dal voto s’infiamma la campagna referendaria e salgono i toni – tra le accuse di cortei negati e quelle di comizi troppo parziali – tra i due fronti che, il 4 dicembre, si contenderanno la palma del vincitore.

Una campagna che, nei prossimi venti giorni, vedrà il ritorno in campo (almeno in quello televisivo) di Silvio Berlusconi: l’ex premier appare ormai aver sciolto ogni riserva per il suo impegno in prima persona lanciando, a Villa Gernetto, la carovana di auto Fiat 500 per il No e sottolineando che la sua discesa in campo “vale almeno il 5%”.

Il leader azzurro dopo aver riunito lo stato maggiore e i coordinatori del partito ha voluto dare un segnale chiaro a chi, nel centrodestra, dubita del suo posizionamento: “dopo il successo del No, dobbiamo ripartire con un processo di riforme condiviso”, spiega Berlusconi nell’incontro con i giovani azzurri a Villa Gernetto.

Non esponendosi su quella volontà di andare al voto in caso di sconfitta del Sì che invece viene costantemente rilanciata dai suoi alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Su questo punto, insomma, il centrodestra resta diviso ma a Roma le sue tante anime (da FI alla Lega, da Fdi a Cor fino a Udc e Ppi) si ritroveranno per la prima, vera, manifestazione unitaria. Un’unità che, al momento, sembra tutt’altro che certa per la manifestazione in piazza del 12 novembre lanciata da Salvini a Firenze.

“Ci sarà Meloni, ci sarà Giovanni Toti, ci sarà una piazza che guarda al futuro. Non tutti perché qualcuno in Fi guarda al passato, pensa all’inciucio e alla poltrona”, attacca oggi il leader leghista. E, di certo, non ci sarà da qui al 4 dicembre una piazza unitaria del fronte del No. L’invito di Salvini al M5S, ad esempio, ha incassato un secco rifiuto.

“Ognuno vada in piazza con le sue ragioni. Noi siamo più credibili di chi all’inizio ha votato Sì e poi No”, è il niet ddi Luigi Di Maio. Piazze separate, quindi, a dispetto della kermesse leopoldina, dove il premier Matteo Renzi domenica chiuderà una tre giorni segnata dal Sì. E, già prima del suo inizio, monta la polemica: il divieto di sfilare davanti alla Leopolda che la Questura ha imposto, per motivi di ordine pubblico, al Comitato ‘Firenze dice no’. Una decisione “politica”, è la protesta degli organizzatori che hanno annunciano come, domani, sfideranno il divieto.

Un centinaio di chilometri più su, a Bologna, è invece Magistratura Democratica a finire nel mirino del Pd locale. Il motivo? “Al congresso dell’associazione è rappresentato solo il fronte del No”, è l’accusa dei Dem con un occhio agli ospiti esterni, Maurizio Landini e Susanna Camusso. Una “polemica bizzarra e paradossale”, replica secca Md. Ma il clima è rovente. E lo sarà per il prossimo mese con, all’orizzonte, anche la sentenza del Tribunale di Milano sul ricorso di Valerio Onida, prevista fra una decina di giorni.

“Noi attendiamo”, è il lapidario commento del costituzionalista su una decisione che, tuttavia, difficilmente provocherebbe il rinvio del voto.

(Di Michele Esposito/ANSA)

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