Renzi apre Leopolda. Cuperlo verso il sì, minoranza spaccata

I lavori della Leopolda, Firenze, 25 ottobre 2014. ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI
I lavori della Leopolda, Firenze, 25 ottobre 2014. ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI
I lavori della Leopolda, Firenze, 25 ottobre 2014.
ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI

FIRENZE. – A un mese dal referendum, parte dalla Leopolda la volata per il Sì. Matteo Renzi torna a “casa” per chiamare a raccolta ogni risorsa per la sua partita più difficile. Mentre i vertici Pd provano a tramutare in un Sì il Nì di Gianni Cuperlo, con un accordo – che dovrebbe essere firmato domani – su un documento che delinea le future modifiche alla legge elettorale.

Ma ormai è ufficiale che l’area della sinistra Pd guidata da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani voterà No proprio in dissenso sulla legge elettorale: il tempo per le trattative è scaduto ed è chiaro, sostiene Speranza, che “il No è l’unica garanzia per cambiare l’Italicum”.

“E adesso il futuro”, è il titolo della settima Leopolda. Sul palco due banchi di scuola, una lavagna e libri consunti. Ai muri frasi che parlano di futuro. Ma al centro anche la parola “ricostruzione” e il tema del terremoto, con un gesto concreto come una cena ‘solidale’ a base di amatriciana.

Renzi, che in mattinata in Cdm ha varato il secondo decreto sull’emergenza, vuole che quest’anno la Leopolda, che negli anni ha lanciato tante idee ora realizzate o in fase di realizzazione, abbia più che mai l’aspetto di un cantiere aperto per il Paese: “Per chi ha voglia di crederci tutto è possibile. Siamo qui con il sorriso per chi pensa che la politica è proporre e non odiare”.

Sette anni dopo l’esordio dei ‘rottamatori’, Sergio Staino, direttore de l’Unità, la racconta così: da un “coacervo strano di giovani incazzati”, a un evento di “consolidamento”. Sarà “una Leopolda con il governo pancia a terra”, secondo Matteo Richetti, che apre la tre giorni cui parteciperanno i ministri, da Padoan a Gentiloni, che coordineranno tavoli di lavoro su diversi temi.

Ma un ex consulente del governo, Andrea Guerra, guarda oltre: “Il Sì vincerà e servirà la scossa”, con un governo Renzi bis e “una squadra nuova, meritocratica, agile”. Prima, però, la campagna referendaria. Renzi se la deve vedere con un fronte del No composito e agguerrito, tanto che domani potrebbe sfilare nonostante il divieto della Questura il comitato “Firenze dice No”, composto da movimenti e studenti.

Sul No da oggi è in via ufficiale anche l’area di sinistra Pd guidata da Roberto Speranza, che a Foggia raduna mille persone per quella che i presenti descrivono come una ‘anti-Leopolda’. C’è anche Michele Emiliano, anche lui critico: “Il 5 dicembre chiunque vinca, la nostra comunità non deve dividersi”.

La rottura definitiva si consuma in mattinata, nel corso di una telefonata tra Speranza e Cuperlo, che rappresenta la minoranza Dem nella commissione Pd sulle modifiche all’Italicum. Cuperlo legge a Speranza il documento elaborato, con un’apertura al superamento del ballottaggio, ai collegi uninominali e al premio alla coalizione. Un testo che alcuni parlamentari della minoranza raccontano di aver visto solo in una foto su Whatsapp e che considerano troppo vago, nel contenuto e nella forma: serviva una proposta di legge, dice Speranza, ora “è chiaro che l’unico modo per cambiare veramente l’Italicum è votare No”.

Ma Cuperlo vuole ancora provarci e rilancia con la proposta di un emendamento al documento, con l’aggiunta dell’impegno sull’elezione diretta dei futuri senatori. Chiede inoltre che l’impegno alle modifiche sia assunto con un voto della direzione Pd prima del referendum, se non con un testo depositato in commissione entro quel termine. E il dialogo con i vertici Dem prosegue per tutta la giornata.

“Siamo in attesa di una risposta dal segretario sulle questioni poste”, spiegano fonti vicine a Cuperlo. Ma fonti qualificate della maggioranza Pd spiegano che l’intesa è a un passo e domani Cuperlo firmerà con gli altri quattro componenti della commissione (Guerini, Rosato, Zanda, Orfini) il documento sull’Italicum. Un atto che potrebbe sancire la spaccatura sul referendum della minoranza Pd.

(dell’inviato Serenella Mattera/ANSA)

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