Tensione M5s sul caso Marra. Grillo, aspettiamo il referendum

Luigi Di Maio con Salvatore Vassallo zì Nicola
Luigi Di Maio con Salvatore Vassallo nel ristorante Zì Nicola
Luigi Di Maio con Salvatore Vassallo nel ristorante Zì Nicola

ROMA. – Il “caso” Marra esplode come una bomba dentro il M5s e Beppe Grillo trattiene a fatica i parlamentari che chiedono la testa del ‘braccio destro’ della sindaca di Roma Virginia Raggi. L’intervista concessa dal capo del dipartimento delle Risorse umane del Campidoglio al Fatto Quotidiano, in cui Marra rivela tra l’altro di aver chiesto a Gianni Alemanno, tramite monsignore D’Ercole, una raccomandazione per entrare nei servizi segreti, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e provocato le ire dello stesso leader M5s che aveva tentato fino all’ultimo di evitare lo show down.

Ma ora il dado è tratto: la tregua durerà solo fino al 4 dicembre per evitare contraccolpi alla campagna referendaria del Movimento. Dopodiché, e se nel frattempo Virginia Raggi non avrà risolto la grana in modo autonomo, Marra dovrà fare un passo indietro. Volente o nolente.

E’ questo l’accordo che Grillo ha stretto con tutti i ‘big’ del Movimento che lo hanno tempestato di chiamate per protestare: il ‘capo politico’ del M5s ha ottenuto, in cambio, una tregua temporanea, una moratoria agli attacchi, dichiarazioni, prese di distanze.

“Non commento interviste di dipendenti comunali. La linea su Raggi è: oneri e onori” dichiara infatti oggi Luigi Di Maio a La Stampa. E il silenzio ‘assordante’ delle tre parlamentari più critiche nei confronti delle decisioni della sindaca di Roma, Roberta Lombardi, Paola Taverna e Carla Ruocco, conferma che la tregua in corso regge.

Il M5s ora ha anche altre faccende da risolvere: Luigi Di Maio finisce nel tritacarne per una foto che lo ritrae con Salvatore Vassallo, fratello del boss pentito del clan dei Casalesi Gaetano e a sua volta sotto processo per disastro ambientale. Una foto scattata il 2 novembre scorso nel ristorante Zì Nicola di Cesa, in provincia di Caserta, di proprietà della famiglia, dove Di Maio era arrivato al termine di un evento sul No al referendum.

Il Pd attacca e il M5s risponde. “Stupisce che il Pd attacchi Luigi Di Maio quando il sindaco renziano di Cesa è spesso a cena proprio lì, con tanto di foto pubbliche sulla pagina del ristorante” ribattono Giulia Grillo e Luigi Gaetti, capigruppo M5S in Parlamento.

Ma resta il sospetto che lo stesso Di Maio possa essere rimasto vittima di ‘fuoco amico’. Come mai il consigliere comunale e i militanti hanno scelto, tra tanti, proprio il ristorante ‘Zì Nicola’? Come se non bastasse il M5s deve fronteggiare anche il pasticcio che si sta compiendo, sempre a Roma, sulla direttiva Bolkestein, contro cui il Movimento si batte in difesa del commercio ambulante.

“La Bolkestein è una direttiva europea che va applicata senza se e senza ma, rischiamo di incorrere in una procedura d’infrazione” dichiara però a il Messaggero l’assessore alle Attività produttive di Roma Capitale, Adriano Meloni.

E anche sul caso delle presunte firme false di Palermo arrivano nuovi veleni. Salta l’assemblea degli attivisti convocata per discutere del caso delle firme per le comunali del 2012 e delle comunarie per la scelta dei candidati alle amministrative della primavera prossima. La convocazione era stata richiesta da un’attivista storico Adriano Varrica, tra i fondatori del meet up palermitano, oggi in lizza per le comunarie.

La riunione sarebbe dovuta servire anche per condividere il contenuto di una lettera da inviare a Beppe Grillo, Casaleggio jr e Luigi Di Maio per valutare una presa di posizione sul caso. Ma un attivista storico rivela che alla riunione si sarebbe dovuto discutere di un documento sottoscritto da una quarantina di attivisti in cui si sarebbe chiesta la sospensione dei parlamentari Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Claudia La Rocca e di estromettere dalle comunarie Samanta Busalacchi e Riccardo Ricciardi, marito della deputata nazionale Loredana Lupo.

La notizia viene tuttavia smentita da fonti del meet-up palermitano: “Se davvero esistesse un documento del genere non sarebbe in alcun modo espressione degli attivisti di Palermo. Evidentemente c’è qualcuno con qualche mal di pancia antico”.

(di Francesca Chiri)/ANSA)

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